L’uscita dell’Italia dalla crisi è legata a doppio filo con la sorte delle banche. Quindi se si vuole immaginare il rilancio del Paese e tornare a essere competitivi è necessario sostenere il sistema delle banche. Viceversa, se si facesse come in passato, la crescita sarebbe compromessa. A sostenerlo è niente meno che Romano Prodi che si è così implicitamente allineato alle decisioni del governo Letta sul tema.
L’ex presidente del Consiglio già numero uno dell’Iri nella stagione delle privatizzazioni, ha parlato da Milano a margine della presentazione del libro La sfida internazionale della Comit, ricordando come un tempo “Mediobanca ha difeso il sistema mettendo le cose in freezer, ma le cose in freezer non si possono cucinare subito: il cibo si conserva bene ma non si moltiplica”. Insomma, “per difendere il sistema“, secondo Prodi Piazzetta Cuccia “ha reso il Paese immobile proprio quando si preparavano le carte per il cambiamento futuro”.
Prodi, che vanta un passato da consulente della banca d’affari americana Goldman Sachs, ha comunque confessato di non sentirsi ancora di “dare un giudizio definitivo”, si tratta di una scelta che “aveva anche giustificazioni forti” legate anche alle caratteristiche del sistema politico, ma è certo che “la sparizione delle grandi industrie italiane deve molto a questo congelamento. Ne sono convinto”. Uno degli esempi? Il caso della “privatizzazione dell’Alfa che non doveva assolutamente andare all’estero”. Il congelamento è stato utile? “A me pare di no”. Ecco perchè oggi Prodi vede con favore l’allentamento dei patti di sindacato. “E’ positivo, anche se con vent’anni di ritardo. Inventiamo il motore a scoppio quando c’è già l’auto elettrica”, ha detto.
Quanto gli aiuti che il Paese dovrebbe dare alle banche, si tratta “dell’energia e i mezzi sufficienti” per sostenere le imprese e favorire la ripresa. In Italia, sempre secondo Prodi, “la banca è più importante che altrove e il processo di ripresa passa attraverso le banche. Occorre che le decisioni fiscali, sulle quote di Bankitalia, sulla bad bank tengano conto che noi siamo fatti così”. L’ex presidente del Consiglio ha in particolare sottolineato che “il nostro sistema economico purtroppo o per fortuna è per l’85% finanziato dalle banche”. In merito alla scarsa consapevolezza della necessità di sostenere le banche per favorire il tessuto economico nella ripresa, Prodi si è detto “preoccupato perché non c’è una sensibilità di questo tipo”.
In mattinata, nell’ambito della presentazione del suo rapporto sul 2014, la banca Usa Merrill Lynch aveva sottolineato come per il prossimo anno sull’Italia pesino “le incertezze politiche e quelle sulla solidità del sistema bancario“. Dal canto suo il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, aveva invece rilanciato il tema dell’espansione. “Le banche italiane possono ambire a competere efficacemente sui mercati internazionali, a patto di raggiungere una dimensione adeguata a sostenere ingenti investimenti di ricerca, progettazione e realizzazione della presenza all’estero, indispensabili anche per poter allacciare adeguati accordi con controparti specializzate”, ha detto nel suo messaggio alla Giornata del credito dell’Anspc (Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito). ”Liberare i bilanci bancari dalle partite in sofferenza apre la strada a nuovi prestiti”, ha detto ancora Saccomanni sottolineando come “quello dei crediti incagliati è un problema attuale che viene gestito in maniera efficace dalla Banca d’Italia. Ma ho percepito anche la disponibilità e l’interesse degli operatori americani che hanno una grande esperienza, professionalità e conoscenza che ci può essere di aiuto”.
Sullo sfondo la questione della rivalutazione del capitale di Bankitalia che si fa sempre più esplosiva. La “struttura dell’operazione” non va, ha detto da ultimo il senatore Pd Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria di Palazzo Madama. “Negli anni ’90, con la fine del controllo pubblico sulle banche, ci fu una privatizzazione della Banca d’Italia, detenuta dagli Istituti. Adesso si procede ad una privatizzazione internazionale con ricca dote per i soliti noti”, ha sottolineato al quotidiano la Repubblica. “Saccomanni e Visco vengano a spiegare in Parlamento i lati incomprensibili del decreto”, ha aggiunto ricordando che “è stata presa per buona una perizia di parte: 7,5 miliardi è una ricca dote per i soliti noti, c’erano altre valutazioni”.