Non sarebbe stato facile affezionarsi a Jasmine, l’ennesima aristocratica newyorchese che ha conosciuto e sposato Hal, perfetto stereotipo dell’uomo d’affari ambizioso quanto privo di scrupoli, quando era studentessa del college e che ha lasciato gli studi proprio perché il suo futuro se l’era già assicurato in questo modo, tra ville e macchine di lusso. Ma non è così, l’idillio dura poco e dopo un incipit sulle abituali note di jazz, tanto care al nostro regista, e una breve incursione nei salotti dell’Upper East Side, ci ritroviamo di fronte a un personaggio granitico e complesso, uno tra i migliori che Allen abbia scritto negli ultimi anni.
La pellicola inizia in medias res, subito dopo il fallimento catastrofico del matrimonio con il facoltoso finanziere (un Alec Baldwin perfetto nel suo personaggio) e se fino a quel momento Jasmine era donna affabile, sofisticata, che riusciva con eleganza a sostenere un impeccabile sorriso di circostanza, ora la storia è completamente diversa e il suo equilibrio emotivo sta tracollando. Pensate alla Manhattan più borghese possibile, quella dei vestiti d’alta moda, dei gioielli sfarzosi e delle cene di gala, e provate a immaginarvi una ragazza che fin da giovane era stata abituata a questo tipo di vita e che ora si ritrova faccia a faccia con una sorella costretta a ospitarla e che vive a San Francisco dovendo fare i conti (ben più modesti) per arrivare a fine mese. Ecco, i nervi non tarderanno a cedere.
Nel corso della sua lunghissima carriera Woody Allen ha dato vita a molti personaggi femminili indimenticabili, tra cui è impossibile non ricordare quelli di Mia Farrow o Diane Keaton in particolare, ma anche la Charlotte Rampling di “Stardust Memories”, solo per citarne alcuni. In “Blue Jasmine”, Cate Blanchett sembra essere la sintesi di un percorso, un personaggio scritto egregiamente e interpretato ancor meglio, che ci ricorda non solo lo straripante cinismo dell’autore newyorchese, che di fronte alla vita e alla società non ha mai dimostrato particolare ottimismo, ma anche la sua straordinaria bravura nel saper raccontare con ironia storie tragiche come questa. Tanti primi piani dell’attrice australiana, che per questo ruolo potrebbe seriamente ambire a un Oscar e che raccoglie in un corollario di espressioni l’umanità varia che le affida il regista.
Dimentichiamoci la spiacevole trasferta romana di “To Rome With Love” in cui Allen, probabilmente abbagliato dall’eccessiva bellezza della Città Eterna, si era fatto sfuggire di mano un film che partiva con i migliori presupposti per poi spegnersi in una pellicola da dimenticare. Qui è diverso, il regista ci restituisce un perfetto binomio tra commedia e tragedia, ci regala un personaggio verso il quale prova lui stesso compassione e che utilizza per parlare della società moderna, quella in cui la sua America è uscita martoriata dai disastri finanziari. Allen ha senza dubbio trovato la sua nuova musa e il pubblico avrà la fortuna di ritrovare lui, in splendida forma.