L’iniquità del sistema pensionistico italiano ha le sue radici nei privilegi di alcuni settori, nelle pensioni (di anzianità) più alte, nel loro numero e nel sistema di calcolo retributivo. Abbiamo calcolato lo sbilanciamento tra prestazioni contributive e retributive dal 2008 al 2012.
di Fabrizio Patriarca* e Stefano Patriarca** (lavoce.info)
Il confronto sulla legge di stabilità ha avuto il merito di portare alla luce la grande iniquità distributiva che caratterizza il nostro sistema pensionistico.
Ed ecco che i giornali con grande stupore scoprono che la distribuzione delle pensioni in Italia ha un che di “brasiliano”: al 5 per cento dei pensionati più ricchi (800 mila persone su 16 milioni) va più del 16 per cento del totale della spesa per pensioni (43 miliardi su 270).
Il rovescio della medaglia
Ma possiamo anche sottolineare come nei cinque anni della crisi sono andati in pensione (previdenziale) circa 1,6 milioni di persone, con un costo complessivo pari a 31 miliardi a regime (cioè nel 2012), e che di questi 31 miliardi ben l’80 per cento della spesa (e cioè 24 miliardi) è andato a 717 mila persone che hanno avuto le pensioni più alte, con medie di 2600 euro o importi più elevati. Molti di questi hanno poi continuato a lavorare cumulando (legalmente) pensione e reddito.
Ma il welfare italiano non è solo il paese per ricchi che qui abbiamo descritto ed è popolato anche da quelli più sfortunati. Gli sfortunati sono coloro che dovranno aspettare a volte senza poter lavorare non la pensione di anzianità appannaggio di chi lavora con carriere piene alle spalle, ma la pensione di vecchiaia, improvvisamente portata a 67 o 70 anni.
L’iniquità distributiva del sistema pensionistico italiano ha le sue radici principali nei privilegi di alcuni settori, nelle pensioni (di anzianità) più alte, nel loro numero preponderante negli anni 2000 e nel sistema di calcolo retributivo che ha consentito trattamenti insostenibili.
I dati dell’iniquità
Ma quale è stato il meccanismo che ha prodotto tutto ciò, e come si può quantificare questa “iniquità”?
In uno studio in procinto di pubblicazione che abbiamo recentemente presentato all’Università La Sapienza di Roma abbiamo illustrato i risultati di un modello che valuta lo sbilanciamento tra prestazioni contributive e retributive delle pensioni erogate dal 2008 al 2012 stimando in tal modo quanto è stato effettivamente sulle pensioni di anzianità liquidate negli ultimi cinque anni e valutandone anche il costo in termini di spesa complessiva effettiva.
Per fare ciò sono state utilizzate come benchmark le pensioni medie per ogni scaglione di reddito ricalcolate secondo le regole del contributivo. L’eccedenza della pensione percepita rispetto a questo benchmark costituisce la pensione “in squilibrio” rispetto ai contributi accreditati.
Per calcolare le pensioni contributive è stata ricostruita la serie delle retribuzioni con i relativi contributi in tutta la vita attiva, utilizzando come anzianità contributiva quella media effettiva, circa 38 anni, e ipotizzando un andamento della retribuzione pari a quello medio di fatto effettivo, più un profilo di carriera individuale, differenziato in relazione al livello di retribuzione dell’ultimo anno, che abbiamo stimato sulla base di analisi empiriche (longitudinali). Vediamo i principali risultati.
La platea sulla quale facciamo la valutazione è costituita dalle pensioni di anzianità maturate tra il 2008 e il 2012 da circa 486 mila lavoratori dipendenti privati pensionatisi in media a 58,5 anni, tra il 2008 e il 2012, per un importo medio di quasi 2000 euro lordi. La spesa per questa platea è stata di 12 miliardi di euro nel 2012. Il 37 per cento di questi pensionati è collocato sopra i 2000 euro e percepisce un totale di 7 miliardi pari quasi al 60 per cento della spesa.
I risultati dello squilibrio sono riportati nella tabella 1, sia in termini di pensione mensile sia di spesa totale. La parte non “giustificata” dai contributi pagati è in media pari al 28 per cento circa e si concentra principalmente nella fascia delle pensioni più alte, dove il 37% dei pensionati, quelli con più di 2500 euro mensili, accumula il 63 per cento dello squilibrio complessivo.
Tabella 1 – Squilibrio dei contributi nelle prestazioni pensionistiche
Dove si annidano gli squilibri
Per le pensioni dei lavoratori dipendenti privati maturate dopo il 2008, sui circa 12 miliardi di spesa pensionistica circa 3,5 miliardi non sono “giustificati” dai contributi pagati(1). In particolare l’entità dello squilibrio diminuisce all’aumentare dell’età di pensionamento per effetto della minore speranza di vita nel calcolo contributivo. Infatti per le pensioni percepite all’età di vecchiaia (di cinque anni più alta in media di quella di anzianità) lo squilibrio è minore ed è in media pari al 15 per cento.
Questi valori crescerebbero includendo anche i dipendenti pubblici (2). Per le sole pensioni di anzianità, vi sarebbero quindi ulteriori 2,5 miliardi che porterebbero il totale dello squilibrio (solo per le pensioni di anzianità maturate dal 2008 al 2012) a circa 6 miliardi di euro annui nel 2012.
È opportuno sottolineare che per le pensioni superiori a 44 mila euro annui si è valutato anche l’effetto di riduzione dello squilibrio causato dall’operare del “tetto” sull’aliquota di rendimento che attenua il valore delle pensioni retributive più alte. Il grafico evidenzia come, al crescere della retribuzione oltre i 5 mila euro mensili, lo squilibrio percentuale cominci a ridursi.
Questi dati evidenziano una situazione di grande iniquità distributiva nella quale lo stato trasferisce risorse ingenti per sostenere le pensioni più opulente e godute in età anteriori a 60 anni. Si è osservato da alcune parti che le pensioni di anzianità sarebbero state principalmente la “compensazione” al lavoro operaio e precoce. Non è così: nel milione di persone circa (tabella 2) che è andato in pensione di anzianità, tra il 2008 e il 2012 compresi i dipendenti pubblici e gli autonomi, le pensioni inferiori ai 1500 euro mensili, che comprendono verosimilmente quelle degli operai, sono solo il 18 per cento, ed hanno complessivamente il 10 per cento della spesa pensionistica.
Tabella 2 – Pensioni di anzianità dipendenti e autonomi liquidate dal 2008 al 2012 per classi di reddito inferiori e superiori a 1500 euro mensili
ns elaborazioni su dati Inps Inpdap

Lo stupore per queste cifre può ancora lasciare spazio a chi pensa che si possa contribuire a rilanciare l’economia italiana attraverso una politica capace di connettere politiche del welfare e mercato del lavoro, ristrutturando e non tagliando la spesa pubblica. Si può partire aggredendo il nodo del sistema previdenziale, mettendo in campo un’operazione di verità sulle pensioni che scopra i margini per un intervento redistributivo al suo interno e che favorisca l’occupazione, tuteli i più deboli, eliminando iniquità e privilegi: un modo efficace per sostanziare la retorica del “circuito virtuoso tra equità e sviluppo”.
(1) Ci si riferisce ai risultati medi e casi particolari dovuti a profili di carriera che, ad esempio, non crescono negli ultimi anni abbiano squilibrio inferiore o nullo e viceversa.
(2) le cui pensioni medie di anzianità sono mediamente più alte del 20 per cento di quelle dei privati.
*Ha conseguito il dottorato in Economia, Università “La Sapienza” di Roma, Dipartimento di Scienze Economiche; ha svolto attività di docenza e di ricerca presso la stessa Università e presso l’Università Luiss Guido Carli . Si occupa di distribuzione del reddito, innovazione e cambiamento strutturale, collaborando con diversi gruppi di ricerca internazionali. Autore di numerosi saggi pubblicati su riviste internazionali.
**Esperto in politiche economiche, del lavoro e del welfare. Ha iniziato la sua attività di ricercatore dopo la Laurea in Scienze Statistiche alla Sapienza di Roma, collaborando come econometrico con il Prof. Paolo Sylos Labini presso l’Istituto di Economia della Facoltà di Statistica. Fino al 1996 ha diretto l’Istituto di Ricerca Ires Cgil, collaborando con Bruno Trentin e Giuliano Amato, e il Dipartimento Economico della Cgil nazionale; membro del Cnel. In seguito è stato Presidente del Formez, Attualmente è all’ Ufficio Studi dell’Inps. Ha contribuito alla definizione degli interventi di riforma del welfare partecipando a commissioni tecniche miste Governo e parti sociali, in particolare nel 1995 ha collaborato, in qualità di esperto, alla definizione della riforma Dini sulle pensioni. Tra il 2007 e il 2008 ha rappresentato il governo italiano nel Social Protection Commettee della Ue.
Lavoce.info
Watchdog della politica economica italiana
Economia & Lobby - 5 Dicembre 2013
Pensioni di anzianità: dove si annidano gli squilibri
L’iniquità del sistema pensionistico italiano ha le sue radici nei privilegi di alcuni settori, nelle pensioni (di anzianità) più alte, nel loro numero e nel sistema di calcolo retributivo. Abbiamo calcolato lo sbilanciamento tra prestazioni contributive e retributive dal 2008 al 2012.
di Fabrizio Patriarca* e Stefano Patriarca** (lavoce.info)
Il confronto sulla legge di stabilità ha avuto il merito di portare alla luce la grande iniquità distributiva che caratterizza il nostro sistema pensionistico.
Ed ecco che i giornali con grande stupore scoprono che la distribuzione delle pensioni in Italia ha un che di “brasiliano”: al 5 per cento dei pensionati più ricchi (800 mila persone su 16 milioni) va più del 16 per cento del totale della spesa per pensioni (43 miliardi su 270).
Il rovescio della medaglia
Ma possiamo anche sottolineare come nei cinque anni della crisi sono andati in pensione (previdenziale) circa 1,6 milioni di persone, con un costo complessivo pari a 31 miliardi a regime (cioè nel 2012), e che di questi 31 miliardi ben l’80 per cento della spesa (e cioè 24 miliardi) è andato a 717 mila persone che hanno avuto le pensioni più alte, con medie di 2600 euro o importi più elevati. Molti di questi hanno poi continuato a lavorare cumulando (legalmente) pensione e reddito.
Ma il welfare italiano non è solo il paese per ricchi che qui abbiamo descritto ed è popolato anche da quelli più sfortunati. Gli sfortunati sono coloro che dovranno aspettare a volte senza poter lavorare non la pensione di anzianità appannaggio di chi lavora con carriere piene alle spalle, ma la pensione di vecchiaia, improvvisamente portata a 67 o 70 anni.
L’iniquità distributiva del sistema pensionistico italiano ha le sue radici principali nei privilegi di alcuni settori, nelle pensioni (di anzianità) più alte, nel loro numero preponderante negli anni 2000 e nel sistema di calcolo retributivo che ha consentito trattamenti insostenibili.
I dati dell’iniquità
Ma quale è stato il meccanismo che ha prodotto tutto ciò, e come si può quantificare questa “iniquità”?
In uno studio in procinto di pubblicazione che abbiamo recentemente presentato all’Università La Sapienza di Roma abbiamo illustrato i risultati di un modello che valuta lo sbilanciamento tra prestazioni contributive e retributive delle pensioni erogate dal 2008 al 2012 stimando in tal modo quanto è stato effettivamente sulle pensioni di anzianità liquidate negli ultimi cinque anni e valutandone anche il costo in termini di spesa complessiva effettiva.
Per fare ciò sono state utilizzate come benchmark le pensioni medie per ogni scaglione di reddito ricalcolate secondo le regole del contributivo. L’eccedenza della pensione percepita rispetto a questo benchmark costituisce la pensione “in squilibrio” rispetto ai contributi accreditati.
Per calcolare le pensioni contributive è stata ricostruita la serie delle retribuzioni con i relativi contributi in tutta la vita attiva, utilizzando come anzianità contributiva quella media effettiva, circa 38 anni, e ipotizzando un andamento della retribuzione pari a quello medio di fatto effettivo, più un profilo di carriera individuale, differenziato in relazione al livello di retribuzione dell’ultimo anno, che abbiamo stimato sulla base di analisi empiriche (longitudinali). Vediamo i principali risultati.
La platea sulla quale facciamo la valutazione è costituita dalle pensioni di anzianità maturate tra il 2008 e il 2012 da circa 486 mila lavoratori dipendenti privati pensionatisi in media a 58,5 anni, tra il 2008 e il 2012, per un importo medio di quasi 2000 euro lordi. La spesa per questa platea è stata di 12 miliardi di euro nel 2012. Il 37 per cento di questi pensionati è collocato sopra i 2000 euro e percepisce un totale di 7 miliardi pari quasi al 60 per cento della spesa.
I risultati dello squilibrio sono riportati nella tabella 1, sia in termini di pensione mensile sia di spesa totale. La parte non “giustificata” dai contributi pagati è in media pari al 28 per cento circa e si concentra principalmente nella fascia delle pensioni più alte, dove il 37% dei pensionati, quelli con più di 2500 euro mensili, accumula il 63 per cento dello squilibrio complessivo.
Tabella 1 – Squilibrio dei contributi nelle prestazioni pensionistiche
Dove si annidano gli squilibri
Per le pensioni dei lavoratori dipendenti privati maturate dopo il 2008, sui circa 12 miliardi di spesa pensionistica circa 3,5 miliardi non sono “giustificati” dai contributi pagati(1). In particolare l’entità dello squilibrio diminuisce all’aumentare dell’età di pensionamento per effetto della minore speranza di vita nel calcolo contributivo. Infatti per le pensioni percepite all’età di vecchiaia (di cinque anni più alta in media di quella di anzianità) lo squilibrio è minore ed è in media pari al 15 per cento.
Questi valori crescerebbero includendo anche i dipendenti pubblici (2). Per le sole pensioni di anzianità, vi sarebbero quindi ulteriori 2,5 miliardi che porterebbero il totale dello squilibrio (solo per le pensioni di anzianità maturate dal 2008 al 2012) a circa 6 miliardi di euro annui nel 2012.
È opportuno sottolineare che per le pensioni superiori a 44 mila euro annui si è valutato anche l’effetto di riduzione dello squilibrio causato dall’operare del “tetto” sull’aliquota di rendimento che attenua il valore delle pensioni retributive più alte. Il grafico evidenzia come, al crescere della retribuzione oltre i 5 mila euro mensili, lo squilibrio percentuale cominci a ridursi.
Tabella 2 – Pensioni di anzianità dipendenti e autonomi liquidate dal 2008 al 2012 per classi di reddito inferiori e superiori a 1500 euro mensili
ns elaborazioni su dati Inps Inpdap
Lo stupore per queste cifre può ancora lasciare spazio a chi pensa che si possa contribuire a rilanciare l’economia italiana attraverso una politica capace di connettere politiche del welfare e mercato del lavoro, ristrutturando e non tagliando la spesa pubblica. Si può partire aggredendo il nodo del sistema previdenziale, mettendo in campo un’operazione di verità sulle pensioni che scopra i margini per un intervento redistributivo al suo interno e che favorisca l’occupazione, tuteli i più deboli, eliminando iniquità e privilegi: un modo efficace per sostanziare la retorica del “circuito virtuoso tra equità e sviluppo”.
(1) Ci si riferisce ai risultati medi e casi particolari dovuti a profili di carriera che, ad esempio, non crescono negli ultimi anni abbiano squilibrio inferiore o nullo e viceversa.
(2) le cui pensioni medie di anzianità sono mediamente più alte del 20 per cento di quelle dei privati.
*Ha conseguito il dottorato in Economia, Università “La Sapienza” di Roma, Dipartimento di Scienze Economiche; ha svolto attività di docenza e di ricerca presso la stessa Università e presso l’Università Luiss Guido Carli . Si occupa di distribuzione del reddito, innovazione e cambiamento strutturale, collaborando con diversi gruppi di ricerca internazionali. Autore di numerosi saggi pubblicati su riviste internazionali.
**Esperto in politiche economiche, del lavoro e del welfare. Ha iniziato la sua attività di ricercatore dopo la Laurea in Scienze Statistiche alla Sapienza di Roma, collaborando come econometrico con il Prof. Paolo Sylos Labini presso l’Istituto di Economia della Facoltà di Statistica. Fino al 1996 ha diretto l’Istituto di Ricerca Ires Cgil, collaborando con Bruno Trentin e Giuliano Amato, e il Dipartimento Economico della Cgil nazionale; membro del Cnel. In seguito è stato Presidente del Formez, Attualmente è all’ Ufficio Studi dell’Inps. Ha contribuito alla definizione degli interventi di riforma del welfare partecipando a commissioni tecniche miste Governo e parti sociali, in particolare nel 1995 ha collaborato, in qualità di esperto, alla definizione della riforma Dini sulle pensioni. Tra il 2007 e il 2008 ha rappresentato il governo italiano nel Social Protection Commettee della Ue.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.