Il potere d'acquisto delle famiglie nei 4 anni di crisi è crollato del 9,4%. Nello stesso anno, secondo l'Eurostat, dopo la Grecia, l'Italia è stato il paese dell'eurozona dove lo spettro dell'esclusione sociale è stato il più alto
Quasi la metà dei pensionati Inps, per la precisione il 45,2%, ha una pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Anche dall’Europa arrivano dati drammatici: l’Eurostat ha calcolato che lo scorso anno quasi 20 milioni di italiani sono stati sfiorati dallo spettro della povertà. Secondo il bilancio sociale presentato dall’Istituto di previdenza nazionale, circa 7,2 milioni di pensionati non arrivano a 1.000 euro, mentre 2,26 milioni (il 14,3% del complesso) non raggiunge nemmeno 500 euro. Meno di 650.000 persone può invece contare su una pensione di 3.000 euro al mese. Nello stesso anno su 315 miliardi di uscite correnti, 296 miliardi sono costituite da prestazioni istituzionali che si articolano in prestazioni pensionistiche (prestazioni che hanno caratteristica di trasferimento periodico e permanente) e prestazioni non pensionistiche.
In caduta libera, poi, il potere d’acquisto delle famiglie italiane dall’inizio della crisi a oggi. I dati dell’istituto raccontano che dal 2008 al 2012 si è ridotto del 9,4 per cento. Mentre nel solo anno tra il 2011 al 2012 il calo è stato del 4,9 per cento. Nel complesso, nei quattro anni considerati il reddito disponibile delle famiglie ha perso in media l’1,8% (-2% tra il 2011 e il 2012). Un dato che sembra confermare l’ultima istantanea scattata dall’Eurostat che delinea un contesto allarmante: dopo la Grecia, è l’Italia il paese della zona euro dove il rischio di povertà ed esclusione sociale è più alto. I dati relativi al 2012 dicono che il 29,9% della popolazione italiana, 18,2 milioni di persone, ha rischiato il baratro della povertà, in Grecia è stato il 34,6%.
La spesa complessiva delle prestazioni per il sostegno alla famiglia, per la maternità e paternità e per la malattia – si legge ancora nel bilancio – ammonta a 12,36 miliardi, compresi i contributi figurativi. Nel dettaglio la spesa delle prestazioni Inps per maternità, comprese l’astensione obbligatoria dal lavoro, quella facoltativa e per l’allattamento, è pari a 3,18 miliardi di euro. Quella per prestazioni a favore della famiglia ammonta a 7 miliardi, mentre per le prestazioni di malattia (compresa la contribuzione figurativa) arriva a 2,17. I beneficiari dei trattamenti di maternità obbligatoria fra i lavoratori dipendenti sono stati 355.850 (-5,6%). Il 56% è residente al Nord, il 21% nelle regioni centrali e circa il 23% a Sud. Le lavoratrici autonome che hanno usufruito della maternità obbligatoria sono state 22.647 (-21,2%). Fra di loro la maggioranza è iscritta alla gestione commercianti. I beneficiari fra i lavoratori parasubordinati di maternità obbligatoria sono stati 10.381 (-8,2%). La spesa totale degli assegni al nucleo familiare e degli assegni di congedo matrimoniale risulta pari a 5.325 milioni di euro. I contributi incassati sono stati pari a 6.182 milioni di euro.
Il bilancio dell’Inps immortala anche l’emorragia di dipendenti pubblici avvenuta l’anno scorso. Blocco del turnover e numerosi pensionamenti, queste le cause che hanno portato alla diminuzione di 130mila unità nel settore pubblico (-4%). Passate da 3,23 milioni a 3,1 milioni. Nel 2012 le entrate contributive ex Inpdap sono calate di 4,78 miliardi (-8,2%). Aumentano invece i lavoratori e le lavoratrici che lo scorso anno sono state protette dagli ammortizzatori sociali: 4 milioni, per una spesa di 22,7 miliardi di euro.