Fiumi di parole e alla fine nessun risultato. Era evidente lo scoramento in serata sui volti dei lavoratori della Unieuro, che mercoledì 4 dicembre hanno presidiato dalle 9 del mattino la sede della Provincia di Piacenza dove si è svolto per l’intera giornata il tavolo di confronto tra le parti per cercare di risolvere la questione dei 200 esuberi decisi dalla nuova dirigenza, a seguito dell’ufficializzazione dell’antitrust, che ha portato alla nascita di una nuova holding proprietaria sia di Unieuro sia di Marcopolo Expert. Un colosso dell’elettronica da oltre un miliardo di euro che non ha saputo spiegare perché, per diventare leader nel settore, ha deciso di farlo sulla pelle e a scapito della professionalità di centinaia di dipendenti qualificati.
Frustrazione che non era stata alleviata dalla visita, del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, tanto che i rappresentanti della Cgil avevano lasciato l’incontro in polemica. “Abbiamo raggiunto buoni risultati con la cassa integrazione – aveva detto il ministro -. Mi sembra una notizia interessante. In Italia abbiamo registrato dal 2008 un calo del 10% di prodotto interno lordo, le conseguenze sono evidenti anche per l’occupazione. Ai lavoratori dico che li sostengo”.
Un sostegno che però non è bastato ai diretti interessati e ai delegati che li rappresentano. Come Giuliano Zuani della Filcams Cgil: “Rispetto a un problema dove si mettono in discussione 200 posti di lavoro non ci si può fermare solo a pesare la disponibilità dell’azienda a ad attivare la cassa integrazione. Ci aspettavamo di più, cioè il cercare di salvare l’occupazione. Invece ci sentiamo ancora dire che c’è cassa integrazione? E’ insoddisfacente la posizione del ministro”.
La lotta per il salvataggio dei posti di lavoro continua. Mercoledì 4 dicembre è andato in scena un vero e proprio tour de force in via Garibaldi, ma alla fine l’unica certezza che è arrivata è che non si sarebbe giunti a nessuna decisione. Presente al tavolo, insieme a sindacati i istituzioni locali, anche il nuovo amministratore delegato della Sgm, Andrea Scozzoli (la controllante dopo la fusione tra Marco Polo Expert e Unieuro), il quale si è lasciato sfuggire solo una considerazione: “Stiamo lavorando per cercare di salvare qualche decina di posti di lavoro e per un adeguato sistema di incentivi per gli altri”.
Nel frattempo, all’esterno del palazzo della Provincia, è continuata la manifestazione e l’attesa dei dipendenti piacentini (circa 200), insieme ai colleghi di Monticello d’Alba (60 quelli a rischio) che hanno accolto i vertici aziendali con cartelli e cori di disapprovazione per la scelta degli esuberi: “Lasciarci a casa salva Unieuro, ma chi le salva le nostre famiglie?” si leggeva su un cartello. “Non hanno voluto fare una fusione che metteva a confronto le professionalità e prenderne il meglio ma creare una holding per licenziarci tutti. Noi siamo qui per fare domande e vogliamo risposte. Perché spostano la logistica di Forlì a Piacenza e non mantengono qui gli uffici?” ha domandato Michele Corradi, “colletto bianco” della sede piacentina. “In un piccolo paese, rispetto a Piacenza, sentiamo più la crisi e con questa chiusura siamo ancora più preoccupati” gli ha fatto eco Francesca Crivellari impiegata del distaccamento piemontese.
Dal punto di vista sindacale, il personale si era presentato al tavolo di oggi dopo aver respinto la proposta aziendale di 24 mesi di cassa integrazione straordinaria a partire dal prossimo primo maggio, accompagnata da un sistema di incentivi all’esodo per chi avesse voluto accedere alla mobilità volontaria. Le aspettative, però, sono state tradite ancora una volta: “L’azienda ha attivato la procedura per la cassa integrazione, questo mi pare un buon punto di partenza – aveva detto il ministro Zanonato ai delegati Unieuro – in ogni caso ci impegneremo per difendere al massimo l’occupazione”.
A lui si era associata la parlamentare piacentina del Pd, Paola De Micheli: “E’ del tutto comprensibile che i lavoratori, che stanno vivendo una condizione drammatica, attendano risposte certe e che l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione possa essere considerata una soluzione soltanto provvisoria. Ma sono certa che i sindacati sapranno cogliere la disponibilità fornita dal Ministro per un incontro a Roma per affrontare nel dettaglio, insieme ai tecnici del suo dicastero, le azioni concrete per superare positivamente questa crisi”.
Un sostegno e una proposta che, invece di tranquillizzare ha mandato su tutte le furie sindacati e lavoratori: “Il ministro doveva dirci come si stanno muovendo per salvare dei posti di lavoro – ha attaccato Giuliano Zuavi di Filcams Cgil – non annunciare come novità interessante una cassa integrazione che abbiamo già respinto e che l’azienda vuole, ovviamente, mettere in campo per disfarsi dei dipendenti il prima possibile”. Il coro unanime dei lavoratori, invece è stato solo uno: “Vogliamo mantenere il nostro posto”.