Politica

Legge elettorale, “intervento della Consulta invasivo, peggio del Porcellum”

Il politologo Roberto D'Alimonte sostiene che la legge Calderoli andasse cambiata, ma non così. "Il sistema proporzionale è il male assoluto", dice il professore. "Ero convinto che la Corte non dovesse decidere"

“Intanto bisogna chiarire una cosa: non è stato solo bocciato il cosiddetto Porcellum, ora c’è una nuova legge elettorale. Lo status quo adesso è proporzionale e la mia opinione è che sia uno status quo estremamente negativo: questa legge è il male assoluto, molto peggio dello stesso Porcellum”. Roberto D’Alimonte, tra i massimi esperti italiani di sistemi elettorali e professore alla Luiss, non ha affatto gradito la decisione con cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale quanto al premio di maggioranza e all’assenza delle preferenze.

Professore, lei rivaluta il Porcellum.
Senta, avendone criticato molti aspetti prima ancora che fosse approvato ho qualche credenziale : era una legge elettorale imperfetta, ma andava corretta o sostituita con un maggioritario migliore, non certo così.

Si torna al proporzionale puro della Prima Repubblica.
Ma nemmeno: allora almeno c’erano due grandi partiti. Questa sarebbe la Repubblica Zero.

Che succede se si va al voto senza una nuova legge?
Un disastro. Sarebbe come istituzionalizzare lo stallo che si è verificato a febbraio, ma in maniera assai più marcata visto che non ci sarebbe nemmeno il premio di maggioranza. Siamo di fronte ad una possibile degenerazione del sistema.

Insomma, la sentenza non le è piaciuta.
Sono inorridito. Io ero convinto che la Corte non dovesse decidere, ma avendo deciso di farlo speravo almeno che avrebbe scelto un’altra strada, cioè quello di resuscitare il Mattarellum.

E invece…
E invece ha fatto un intervento molto più invasivo, sostituendo una legge maggioritaria con una proporzionale.

Peraltro anche il Mattarellum ora sarebbe incostituzionale visto che elegge il 25 per cento dei deputati con le liste bloccate.
Dopo questa sentenza è così: faccio, però, notare che con le liste bloccate si elegge l’intero Parlamento spagnolo e la metà di quello tedesco.

Lei ha sottolineato un altro aspetto della sentenza: anche le leggi elettorali regionali ora sono incostituzionali.
Assolutamente sì, visto che assegnano un premio di maggioranza al vincente senza alcuna soglia minima di voti. Voglio vedere che succede, anche perché sono convinto che i 15 giudici costituzionali non si sono neanche accorti degli effetti che la loro sentenza avrebbe avuto sulle Regioni.

Questo Parlamento adesso è delegittimato?
Un parere tecnico dovrebbe chiederlo ad un costituzionalista, ma per me lo è politicamente. E anche il presidente della Repubblica eletto da questo Parlamento. E pure la stessa Corte Costituzionale i cui membri sono stati in parte eletti da Camere delegittimate e da un capo dello Stato delegittimato…

Lei sostiene che l’esito delle primarie del Pd è fondamentale per capire in che direzione si andrà.
È così: se Renzi ne esce ammaccato si rafforza il fronte dei proporzionalisti, quelli che hanno stappato lo champagne mercoledì sera. Da questo punto di vista, oltre che da quello dell’efficacia comunicativa, Renzi è come il Berlusconi del 1994, un campione del bipolarismo e della democrazia dell’alternanza.

Allora è vero che lei è renziano.
Io sono al massimo “dalimontiano”. Capita che io e Renzi in questo momento diciamo le stesse cose. È oggettivo che per lui una nuova legge elettorale sia una priorità assoluta: se resta il proporzionale della Consulta è finito. Ce lo vede a fare le trattative post-voto sul governo e le poltrone? Troppo vecchia politica: perderebbe tutto il suo appeal.

Professore, un’ultima domanda: secondo lei bisogna tornare al voto?
Assolutamente sì, ma dopo aver fatto una legge elettorale migliore di questa, cioè maggioritaria.

da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2013