Intesa Sanpaolo sa toccare le corde giuste. Perfino in un caso difficile come quello di Alitalia la banca milanese azionista e creditrice della compagnia in disperate condizioni, è riuscita prima a convincere alcuni azionisti recalcitranti a mettere mano al portafoglio e poi addirittura a portare nuovi investitori nel buco alato. E così dopo l’adesione alla ricapitalizzazione da parte del socio nelle autostrade lombarde, Beniamino Gavio, è arrivato un cip da 15 milioni di euro da parte di Antonio Percassi.
Il presidente dell’Atalanta effettuerà l’investimento con la holding Odissea, la stessa che ha in mano il 17% del gruppo quotato DMail che la scorse estate ha chiuso con successo una lunga trattativa con le banche creditrici per la rinegoziazione di 15 milioni di debiti. Molto più alta, però, la posta messa sul piatto da Intesa per le sue attività commerciali: la banca di Giovanni Bazoli, come ricorda il Messaggero, è stata infatti in prima linea nel concedergli un finanziamento in pool con altre tre banche da complessivi 150 milioni di euro destinato ai suoi piani di sviluppo per la catena di cosmetici Kiko.
Almeno l’imprenditore bergamasco – che è stato tra i finanziatori (non indagati) dell’ex presidente piddino della Provincia di Milano, Filippo Penati – un legame con gli aeroporti ce l’ha, visto che è stato grazie all’Orio Center, il centro commerciale che si trova di fronte all’aeroporto di Bergamo, che Percassi ha fatto il grande salto e ha trasforma il suo gruppo in un impero.
“Ho pensato fosse una buona opportunità e anche un modo per sostenere il nostro Paese con la sua più importante infrastruttura in un momento di difficoltà generale che verrà presto superata”, ha detto all’Ansa Percassi poco dopo l’annuncio che ha confermato la sua intenzione di capitanare i nuovi soci di Alitalia. Da martedì 10, termine dato agli ex patrioti che hanno già sottoscritto la loro quota della ricapitalizzazione da 300 mioni per investire altri soldi nell’inoptato, potranno infatti fare il loro ingresso anche investitori terzi.
Il traguardo, in ogni caso, non è ancora raggiunto. A fine novembre, al termine per l’esercizio del diritto di opzione per l’aumento di capitale, la cifra raggiunta era di 173 milioni. Ma alcuni soci hanno anche presentato delle riserve relative all’inoptato e l’azienda ha concesso un altro pò di tempo per confermarle. Nella prima fase hanno aderito Intesa Sanpaolo, l’Atlantia dei Benetton, la Immsi di Roberto Colaninno, Gavio, Pirelli, Maccagnani, Traglio, Ottobre 2008 e Manes. Per raggiungere la soglia richiesta da Poste per versare i suoi 75 milioni, restano quindi da reperire tra i soci altri 38,5 milioni. Al momento, secondo quanto riporta l’Ansa, un altro grande creditore di Intesa, Roberto Colaninno, avrebbe aggiunto un’ulteriore investimento oltre agli 8 milioni mancanti della propria quota.
Sempre martedì, poi, potrebbe arrivare qualche notizia sui risparmi e gli esuberi previsti dal nuovo piano della compagnia (le cifre che circolano indicano oltre 2mila esuberi, di cui circa 1000 contratti a termine non rinnovati). L’ad Gabriele Del Torchio ha infatti convocato i sindacati per illustrare il piano industriale: una convocazione molto attesa, che insolitamente arriva a quasi un mese di distanza dalla presentazione delle linee programmatiche in cda. In settimana è anche possibile che si svolga un cda di Poste, per deliberare la sottoscrizione dopo che il 20 novembre scorso l’assemblea del gruppo pubblico ha approvato la modifica dello statuto, includendo nell’oggetto sociale anche i servizi di trasporto aereo.