Ho finito il praticantato al Fatto Quotidiano.it. Fatto l’esame, passato, giornalista professionista. Evviva. Siamo partiti, più o meno, in 300 allo scritto e siamo arrivati in 170 all’orale. Insieme a noi c’erano parecchi disoccupati e precari, magari con una famiglia a carico. Ho fatto qualche calcolo su quanto ho speso per questo esame. Senza polemiche o strumentalizzazioni, si tratta di cifre oggettive che dimostrano quanto la professione costi cara anche in un periodo di crisi, tagli ai giornali, licenziamenti e disoccupazione. Vediamo:
– Corso a Fiuggi (obbligatorio per accedere all’esame per chi non ha fatto una scuola di giornalismo o non ha potuto seguire il corso organizzato presso l’ordine regionale): 450 euro
– Tassa d’esame: 400 euro
– Posta certificata obbligatoria: 15,73 euro
Passo lo scritto e, quindi, accedo all’orale. Promossa, ma i costi non sono finiti. Una volta portato all’Ordine regionale di appartenenza il documento che attesta il superamento dell’esame, bisogna pagare (leggi):
– Tassa d’ammissione: 100 euro
– Costo della tessera: 16 euro
– Marca da bollo: 16 euro
– (chi prima non era già pubblicista deve aggiungere 168 euro come “tasse di concessioni governative”)
Così siamo già a 997 euro, centesimi esclusi. E meno male che ero già pubblicista. Poi ci sono le spese vive per chi non abita a Roma e si deve spostare per sostenere scritto e (se va bene) orale. Due prove che coincidono spesso anche con due notti di albergo. Quindi:
– Viaggi Milano/Roma, 2 andate e ritorno: mettiamo che una persona sia fortunata e trovi una tariffa economy per il Frecciarossa a 49 euro. Moltiplichiamo per 4: 196 euro
– Albergo: 50 a notte. Totale: 100 euro
Escludiamo il costo delle raccomandate postali, visto che ho mandato tutto via pec (ed è l’unico uso che ho fatto di quella casella di posta creata ad hoc per l’esame di Stato) e i 100 euro circa che dovrò pagare a gennaio, come tutti gli anni, per la tassa annuale di iscrizione all’Ordine. Il mio totale è più o meno di 1.293 euro. Per tanti, uno stipendio. Per chi non ha uno stipendio, un salasso. E senza contare che, in teoria, chi è iscritto all’albo da meno di 10 anni viene cancellato dopo due anni di inattività. O almeno, così dice una regola dell’Ordine.