Il nome della senatrice finisce sui giornali per le indagini sulla governatrice umbra Lorenzetti e il presidente del Senato chiede lumi al ministro e al Pg della Cassazione. Una mossa che non aiuta la serenità di chi indaga sul sistema di potere che lega imprenditoria e politica rossa
Il 14 ottobre Grasso scrive a Ciani e per conoscenza a Cancellieri: “Gentilissimo Procuratore desidero sottoporre alle Vostra cortese attenzione le notizie di stampa allegate, che riferiscono asserite conversazioni telefoniche e messaggi di testo della senatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che sarebbero state intercettate e registrate nell’ambito di un procedimento penale in fase di indagini preliminari. Poiché non risultano mai pervenute al Senato richieste di alcun genere in proposito al fine di consentire di esercitare i miei doveri di tutela dei senatori del Senato della Repubblica sarò grato per volermi informare per quanto di rispettiva competenza delle circostanze di fatto e della legittimità della pubblicazione di tali notizie”.
La scelta del presidente del senato del Pd di porre il dubbio sulla “legittimità” non aiuta la serenità di chi indaga sul sistema di potere che lega imprenditoria e politica rossa. E non sembra coerente con la storia di un pm che ha visto decine di intercettazioni di politici finire sui giornali senza autorizzazione né scandalo. La Procura di Firenze ha registrato le parole di Anna Finocchiaro involontariamente mentre intercettava Maria Rita Lorenzetti. Poi ha deciso di trascrivere e allegare le conversazioni alla richiesta di arresto contro la ex presidente di Italferr Lorenzetti. La ex presidente della Regione Umbria del Pd è finita agli arresti domiciliari il 16 settembre scorso proprio perché avrebbe partecipato a un “articolato sistema corruttivo (…) mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici (indovinate con quale partito? Ndr) e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati, nell’interesse e a vantaggio della controparte Novadia e Coopsette”, cioé delle società che hanno vinto l’appalto dei lavori dell’alta velocità ferroviaria di Firenze, integrate nel sistema cooperativo rosso.
Tra le intercettazioni sulle quali i pm di Firenze saranno costretti a ‘difendersi’ con il Pg Ciani, ci sono per esempio le telefonate e gli sms di Anna Finocchiaro sulle manovre politiche per la nomina di Lorenzetti all’Autorità Garante dei Trasporti in quota Pd. E soprattutto quella nella quale Finocchiaro e Lorenzetti parlano dell’esistenza di un’attività di intercettazione svelata loro dalla presidente dell’Umbria Catuscia Marini. “Maria Rita Lorenzetti – scrivono i pm – fa capire che sa già il tipo di informazione che avrebbe ricevuto la Marini e che cioé si sarebbe un po’ tutti interessati ad intercettazione telefonica …cioè che saremmo tutti quanti sotto controllo? Anna Finocchiaro – proseguono i pm – risponde in maniera evasiva, rimandando l’approfondimento della questione alla prima occasione utile … no non so… non lo so Rita… poi ne parliamo … vedi tu … con lei poi magari se passi uno di questi giorni”.
Su sollecitazione di Grasso, il Pg Ciani ha scritto alla Procura di Firenze, e i pm Giulio Monferini e Gianni Tei, si sono così trovati nella poco piacevole situazione di dover rendere conto a Ciani, che ha appena inviato l’avviso di garanzia disciplinare al presidente di Cassazione della condanna a Berlusconi. Lo stesso Ciani che ha dato seguito alle richieste del presidente Napolitano in favore di Mancino. Per un paradosso, in quel caso Grasso aveva opposto un rifiuto a Ciani sulla richiesta di un maggiore intervento nella sua veste di Procuratore Nazionale Antimafia sulla Procura di Palermo. Anna Finocchiaro dice al Fatto: “Io non ho sollecitato formalmente alcun intervento a mia tutela”.
Mentre Grasso spiega: “Quando ho letto sui giornali quelle intercettazioni mi sono posto un quesito nella mia veste di presidente del Senato che deve tutelare le prerogative dei senatori. Se la Procura avesse intenzione di usare quelle conversazioni e quegli sms intercettati sull’utenza di Lorenzetti contro la senatrice Finocchiaro, avrebbe dovuto presentare una richiesta alla Giunta del Senato che invece non è mai pervenuta. La sentenza 390 del 2007 della Consulta è intervenuta in questa materia stabilendo che le intercettazioni indirette dei parlamentari devono essere conservate se possono essere utilizzabili nei confronti di altre persone.
Qualora si voglia utilizzarle proprio nei confronti del parlamentare però è necessario chiedere l’autorizzazione alla camera di appartenenza. La mia richiesta di informazioni mirava a comprendere se ci trovavamo nel primo caso o nel secondo caso. Lo avrei fatto per qualsiasi senatore. Si tratta di una richiesta di informazioni senza alcun fine punitivo”. Perché non l’ha inviata al Procuratore di Firenze? “Il Procuratore Generale e il Ministro della Giustizia – spiega Grasso – sono gli interlocutori del Presidente del Senato. Non la Procura di Firenze. Comunque non ho ancora ricevuto risposta”. E dopo due mesi pensa di sollecitare? “Non credo”.
da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2013