Nelson Mandela è stato definito il più grande statista dell’era moderna perché incarna l’eroe politico che trascende con il suo messaggio i confini nazionali e così facendo diventa un’icona globale. La sua è stata certamente una vita eccezionale, un viaggio straordinario iniziato nel Sud Africa dell’apartheid e che è passato attraverso la violenza politica per terminare alla presidenza della nazione.

Condannato all’ergastolo per il suo ruolo nell’African National Congress, Mandela ha trascorso 27 anni ai lavori forzati perché considerato un terrorista. Durante i primi tre, trascorsi a spaccare pietre in una pietraia infuocata dal sole, subì danni irreparabili agli occhi perché non gli fu permesso di indossare gli occhiali da sole. Un trattamento, dunque, barbaro. Eppure, rilasciato nel 1990, Mandela ha puntato sulla riconciliazione non sulla vendetta: il passato è passato, guardiamo al futuro del Sud Africa, un futuro di gente di tutti i colori, un arcobaleno di umanità, questa in sintesi fu la sua strategia. E qui ecco una lezioncina per i politici, politicanti ed affiliati vari italiani, inclusi blogger, twitteristi e così via, non è forse ora di smettere di insultarsi ed infangarsi ed invece unire le proprie forse per salvare il paese?

Il modo migliore per ricordare ed onorare la vita dell’ultimo grande eroe del XX secolo è prenderlo da esempio. Mandela come Ghandi prima di lui e Martin Luther King hanno combattuto battaglie reputate ai tempi impossibili, e lo hanno fatto sfidando la visione del mondo tradizionale espressa dall’opinione pubblica, in nome dell’eguaglianza tra gli uomini. Razza e colore erano le discriminanti fondamentali e quindi si sono battuti per abolirle. Lo hanno fatto con tutti i mezzi a loro disposizione ed usando le strategie più efficaci. Ci sono riusciti ma al prezzo della vita per Ghandi e King e del lunga prigionia per Mandela.

Oggi ci sembra assurdo che un regime come quello dell’apartheid sia mai esistito, che bianchi e neri vivessero segregati, che indiani, bianchi o neri non potessero sposarsi e vivere gli uni accanto agli altri. Come ci sembra assurda l’idea che negli Stati Uniti ci fossero fontanelle separate per i bianchi ed i neri e che gli inglesi fossero i proprietari dell’India, ma era così.

Quali sono le diseguaglianze del nostro tempo? Riflettiamo su questo interrogativo.  Esistono perché creare barriere culturali, razziali, economiche fa parte della natura umana, in fondo è un modo per dar sfogo agli istinti tribali che ancora ci portiamo dentro. Oggi ciò che ci divide è la ricchezza ed infatti le diseguaglianze economiche sono ai massimi storici dal Dopoguerra. La forbice tra ricchi e poveri si è allargata fino a spazzare via gran parte della classe media, sprofondata nelle classi più basse.

L’apartheid moderno è questo: la discriminazione basata sul censo, tacita ma tanto efficace quanto quella antica che poggiava su leggi razziali specifiche. La ricchezza è la barriera che impedisce ad un gruppo di persone di godere dei privilegi di un altro. Difficile da abbattere perché in fondo questa discriminazione non solo è sempre esistita ma in un certo senso è sempre stata accettata da tutti, come se fosse naturale che chi nasceva ricco avesse davanti a sé una vita con maggiori opportunità di chi invece veniva al mondo povero.

Anche il razzismo ce lo portiamo dietro da secoli, ma questo non ha fermato uomini come Mandela e Martin Luther King, al contrario la loro determinazione nasceva proprio dall’assurdità di questa eredità culturale. Ed allora perché oggi non abbiamo una voce simile a quella loro che gridi la necessità di abbattere questa discriminazione inumana? Il motivo per cui l’economia non riparte è perché non è gestita dalle masse e per le masse ma è nelle mani di una piccolissima élite che usa come cane da guardia dei propri privilegi. Nel Sud Africa, terra ricchissima di risorse, ai tempi dell’apartheid la maggior parte della popolazione era di colore e povera per le stesse ragioni e lo era anche e soprattutto prima che venissero imposte le sanzioni economiche.

E’ naturale per gli uomini sentirsi diversi perché lo siamo, un uomo come Mandela non può essere equiparato agli euro-burocrati che brulicano nei palazzi di Bruxelles, su questo nessuno ha alcun dubbio. Ciò che è contro natura è creare una diversità artificiale, legare i privilegi alla nascita o alla razza, impedire che tutti abbiano le stesse opportunità per evitare che nella lunga maratona della vita i migliori, non i più ricchi o i bianchi, risultino più veloci degli altri.

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