Gli abitanti della zona colpita dal sisma del maggio 2012 tornano in piazza per protestare contro la situazione di "abbandono" delle loro zone: "Abbiamo in mano gli stessi cartelli di un anno fa. Non è cambiato niente"
Di nuovo in piazza, di nuovo per dire “basta burocrazia inutile, che la ricostruzione vera inizi subito”. Questa volta hanno scelto il centro di Mirandola, Comune tra i più colpiti dai terremoti del maggio 2012, i cittadini del ‘cratere’ emiliano romagnolo, “per manifestare contro un ritardo, quello relativo alla riedificazione di ciò che è andato distrutto in seguito al sisma – spiega Sandro Romagnoli di Sisma.12, comitato organizzatore del corteo insieme a Finale Emilia Terremotata Protesta – che non ha giustificazioni”. “La situazione in questi 18 mesi non ha fatto che peggiorare – racconta Romagnoli – e ora più che mai è necessario che le istituzioni ci diano delle risposte concrete”. Perché oltre 200 ordinanze dopo, e col succedersi delle stagioni, “non solo i problemi che gli abitanti del cratere vivono sono gli stessi di un anno e mezzo fa, tanto che per manifestare potremmo usare i cartelli scritti la prima volta che scendemmo in piazza, nel novembre del 2012 – sottolineano i comitati terremotati – ma ne sono sorti anche di nuovi”.
Il primo in ordine di impatto sulla popolazione è quello delle scadenze delle sospensioni relative al pagamento dei mutui sulla casa e dei finanziamenti per le imposte. Tra meno di un mese, infatti, i cittadini del ‘cratere’ non solo dovranno riprendere a versare le rate dei prestiti sulle abitazioni, in molti casi danneggiate, ma dovranno anche rimborsare alle banche parte del finanziamento concesso per il pagamento di tasse e contributi. Soldi che molte famiglie faticano a trovare, soldi che non ci sono, ma per i quali non sono ancora state sancite ulteriori dilazioni. “Questa questione è già stata sollevata in diverse occasioni – precisa Romagnoli – eppure, se dal Senato sono stati approvati diversi emendamenti che agevolano i Comuni, concedendo proroghe sui mutui da loro contratti, non vi è accenno ai finanziamenti a carico dei cittadini, come se questo fosse un problema risolto. Ma scherziamo? Se qui non si è ancora ricostruita una casa, come si fa a pensare di chiedere alle persone di pagare il mutuo?”.
E poi ci sono “i contributi che non arrivano”, “le aziende che vengono lasciate sole nella loro lotta per ricominciare a produrre”, e “le ordinanze che invece di semplificare la ricostruzione, la complicano”. Come la 119, contro la quale i comitati ricorreranno al Tar, “perché è così vaga che nel tentativo di evitare che alcuni edifici di campagna già ruderi prima del terremoto ricevano i contributi, rischia di escludere a ventaglio una grande quantità di fabbricati rurali e collocati nei centri storici”. Un’ordinanza che ha scatenato una vera ondata di polemiche niente affatto placate dalle rassicurazioni arrivate dall’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, mentre il capogruppo leghista Mauro Manfredini è impegnato nel tentativo di riscrivere l’articolo 5, quello ‘incriminato’. “E’ sul testo che gli uffici comunali decideranno se erogare o meno i finanziamenti per la ricostruzione – spiega Massimo Nicoletti di Finale Emilia Terremotata Protesta – ed è quello che va cambiato ora, prima che passino i 60 giorni previsti dalla normativa e diventi effettivamente legge”.
Problemi che gravano sulle spalle di una terra già schiacciata da una crisi nella crisi, quella generata dal terremoto, e da una disoccupazione difficile da contrastare: secondo i dati Ires, nel 2012 sono 4.800 i posti di lavoro persi a causa del sisma, che ha danneggiato l’economia regionale per oltre 8 miliardi di euro, 2.779 solo nell’area del cratere. Ed è per questo che, nemmeno due mesi dopo la protesta alla Cappelletta Del Duca, Sisma.12 e Finale Emilia Terremotata Protesta hanno chiamato a raccolta gli abitanti della bassa, tra Bologna, Reggio Emilia, Modena e Ferrara, per una nuova manifestazione, con appuntamento alle 15,30 in Piazza Costituente.
“Noi terremotati siamo costretti a lottare per dimostrare di avere diritto alla ricostruzione, e questo non è giusto – critica Nicoletti – è chiaro, siamo i primi a puntare il dito contro chi vuole approfittarsi della situazione, e capiamo che siano necessari controlli per fare sì che tutto proceda al meglio. Ma il punto è proprio questo: non procede nulla, perché siamo ancora fermi. Solo gli edifici di proprietà dei Comuni e delle Provincie hanno ricevuto un’accelerazione che i cittadini possono a malapena sognare, per tutti gli altri il futuro è ingolfato nella burocrazia”.
“E fa arrabbiare – continua Romagnoli – che l’assessore Gian Carlo Muzzarelli cerchi di spostare l’attenzione dai problemi parlando di presunti ‘furbetti’ che occupano un container pur avendo la Porche in garage, cosa da dimostrare, o che la giunta di Novi di Modena minacci querele a chi critica il suo operato”. Il riferimento è alla delibera 139, che individua nell’avvocato Cosimo Zaccaria la persona deputata a “rappresentare il Comune di Novi in ogni azione tesa a ripristinare l’onorabilità dell’ente e dei suoi rappresentanti”, agendo “nelle sedi e nei modi ritenuti più opportuni, sia in ambito penale, sia eventualmente, civile. Dopo 18 mesi, su 12 miliardi di euro di danni stimati a causa del terremoto, e 6 miliardi messi a disposizione dallo Stato, sono stati impiegati solo 240 milioni. Qualcosa non va – commenta Romagnoli – capisco che siamo tutti stressati, e non parlo solo dei cittadini, ma sono le istituzioni ad avere la possibilità di agire. Non chiediamo dimissioni, ma chi non se la sente di portare avanti il proprio incarico può benissimo fare un passo indietro”.