Il Capo dello Stato concorda con il costituzionalista che, in un'intervista a Repubblica, spiega che il Parlamento, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale è "delegittimato, ma non annullato"
La Consulta boccia il premio di maggioranza e le liste bloccate della legge elettorale, ma il Parlamento è legittimo. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano risponde ai giornalisti da Milano, dove si trovava per Prima della Scala, e si dice d’accordo con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. “Apprezzo molto la sua risposta di oggi – ha detto – gli argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta” di chi dice che il Parlamento è delegittimato. Sabato 7 sul blog di Beppe Grillo è comparso un blog che additava come “abusivi” da “fermare agli ingressi” tutti i 150 parlamentari entrati alla Camera grazie al premio di maggioranza, la cui entità è uno dei punti contestati dalla Consulta.
Tuttavia il costituzionalista, in un’intervista su Repubblica, spiega che il Parlamento, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, “è delegittimato, ma non annullato”. Inoltre, la sentenza ha effetto dal momento della pubblicazione, prevista entro qualche settimana. I parlamentari eletti a febbraio non sono stati ancora convalidati formalmente dalle commissioni delle Camere di appartenenza, dunque si potrebbe porre un problema per quelli che ce l’hanno fatta grazie al premio. Anche se in realtà la Corte colpsce alla radice l’impianto del Porcellum, contestando anche l’impossibilità di esprimere una preferenza, dunque gli abusivi potrebbero essere tutti gli eletti.
Ma è solo un paradosso, secondo Zagrebelsky: i cosiddetti “abusivi”, sostiene il costituzionalista, “non potrebbero essere sostituiti da altri tra quelli non eletti, perché anche la loro elezione potrebbe essere illegittima” visto che la Consulta ha bocciato anche il criterio delle liste bloccate e non solo il premio di maggioranza. “Ma – puntualizza – è proprio qui che dovrebbe valere il principio di continuità dello Stato“. Vale a dire che la bocciatura della legge elettorale (in vigore da ben tre legislature) non può portare, ragiona Zagrebelsky, all’annullamento delle istituzioni che ne sono il frutto, pena il caos totale. Una tesi sulla stessa lunghezza d’onda del giurista e “saggio” Valerio Onida – anche lui citato positivamente da Napolitano – secondo il quale “la pronuncia di incostituzionalità colpirà la legge elettorale, non gli atti che hanno condotto alla formazione delle Camere”.
“Ci si è cacciati in un vicolo cieco – spiega – del quale è difficile vedere l’uscita. Possiamo prevedere che ci sguazzeranno a lungo politici, politicanti, giuristi, azzeccagarbugli. Cerco di non far la fine di questi ultimi. Siamo forse alla fine di un ciclo”. La sentenza, dice, “è forse la decisione più legislativa che la Corte abbia mai pronunciato” e “ci riporta alla Prima Repubblica“. Per Zagrebelsky, c’è stato uno schiaffo della Corte Costituzionale al Parlamento, “ma forse finirà tutto lì”.
In sostanza, secondo il costituzionalista, “si può ragionare così: l’elezione di febbraio è un fatto concluso, sotto la vigenza di quella legge. Quindi la giunta per le elezioni non dovrebbe fare altro che trarre le conclusioni di quella elezione. Portando a termine la vicenda elettorale, secondo la legge vigente allora. Oppure – continua – si potrebbe dire che la giunta, nel convalidare o non convalidare, non può applicare la legge vecchia e deve tener conto di quella nuova”. Per il giurista “questa seconda soluzione porterebbe al caos”.
Immediati gli attacchi a Napolitano dal capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta. “Non ha né poteri né competenze circa la legittimazione del Parlamento e non spetta al Quirinale interloquire sulla validazione degli eletti e la completa composizione delle Aule”, ha detto. “Purtroppo, a forza di compensare, sopperire e sostituirsi, si sta completamente scardinando la Costituzione – ha aggiunto – Ma c’è assai di più: la Costituzione esclude un sovrapporsi di Parlamento e presidenza, al punto che per l’elezione del presidente della Repubblica descrive un collegio elettorale diverso dal Parlamento stesso, e nel caso in cui il presidente voglia rivolgersi al Parlamento fissa uno e un solo strumento: il messaggio alle Camere”.
Intanto Grillo torna all’attacco: “Napolitano dal Quirinale non lo smuove nessuno. Il fatto che sia un presidente incostituzionale al quadrato non lo turba”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo profilo Twitter e sul blog aggiunge: “L’unico atto degno che gli rimane è tornare alla legge precedente (basta un voto in aula), il Mattarellum, sciogliere le Camere e non farsi più vedere in giro”.