Sempre più un intrigo internazionale il caso dell’acquisto di Neymar, giovane talento brasiliano che il Barcellona ha prelevato quest’estate dal Santos. Tanto che oggi il quotidiano spagnolo El Mundo scrive che un socio di minoranza del Barça ha denunciato presso l’Audiencia Nacional il presidente Rosell per “appropriazione indebita e distrazione di denaro”. Che l’acquisto dell’asso brasiliano, l’uomo copertina dei prossimi Mondiali di Brasile 2014, fosse stato poco limpido non c’erano dubbi. Tanto che il Santos alla fine aveva incassato solo 17 dei 57 milioni più bonus spesi dal Barcellona. E il club blaugrana da parte sua non aveva mai reso pubblici, nemmeno ai soci, i termini del contratto di acquisto, per non violare una specifica clausola di segretezza dell’accordo. La denuncia si inserisce ovviamente nella guerra di potere per il controllo del Barcellona, chi ha sporto denuncia è infatti Jordi Cases, il candidato forte a sfidare nelle elezioni del 2016 Rosell, che da parte sua ha definito la denuncia “infondata” e “sconsiderata perché colpisce l’immagine del club”.
Inizialmente l’acquisto di Neymar era stato annunciato a 57 milioni di euro, cui si devono aggiungere 7,9 milioni per l’acquisto obbligatorio di altri tre giovani del Santos, 9 milioni per due amichevoli e un ulteriore bonus di 2 milioni nel caso Neymar si classifichi tra i primi tre del Pallone d’oro nei prossimi cinque anni. Un pacchetto complessivo di 74 milioni più i due, quasi certi, dell’eventuale finale del Pallone d’oro. Il mistero riguarda però quei 57 milioni iniziali, di cui solo 17 sono andati alla squadra che ha cresciuto Neymar. E qui va subito specificato che in realtà nemmeno tutti sono andati al Santos, che ne ha presi solo 9, perché il 45% è andato a due società, la Dis e la Teisa, che gestivano i diritti d’immagine del giocatore: una pratica assai diffusa che la Fifa non permette. Ma il problema è un altro, tra i 17 milioni finiti in Brasile e i 57 usciti dalle casse del Barcellona ne ballano giusto 40. Dove sono finiti? Si dice che dovrebbero essere andati alla N&N, una società gestita da Neymar senior per conto del figlio, e qui comincia il mistero, alimentato dalla famosa clausola di segretezza voluta da Rosell.
Felipe Izquierdo, l’avvocato di Cases, ha infatti spiegato che secondo loro Rosell “si è tenuto quei 40 milioni, oppure ha consentito ad altri di essere partecipi alla spartizione del bottino”, implicando che l’attuale presidente blaugrana abbia concertato un escamotage con il padre del giocatore per dividersi quei soldi, iscritti a bilancio del Barcellona come spese per acquisto giocatori. Ma non è finita qui, sempre Izquierdo ha spiegato che, quand’anche quei 40 milioni fossero davvero finiti al giocatore – che ricordiamo aveva un contratto in scadenza nel 2014 col Santos e ha fatto pressioni per raggiungere Barcellona – sarebbe stato commesso comunque un reato fiscale, in quanto quei soldi non sono stati tassati dal governo spagnolo. Comunque vada a finire la guerra intestina per il controllo della macchina da soldi blaugrana – un giro d’affari di circa mezzo miliardo di euro l’anno a fronte di un indebitamento di poco inferiore con le banche, e di riflesso con la Ue – se l’Audiencia Nacional dovesse imporre la cancellazione della clausola di segretezza si scoprirebbero cose molto interessanti su come funziona l’acquisto dei calciatori provenienti dall’estero.