Politica

Renzi annuncia la nuova segreteria Pd: “5 uomini e 7 donne. C’è anche Serracchiani”

Il nuovo segretario del Partito democratico presenta la sua squadra di lavoro con una conferenza stampa alla sede di Roma. Tra i nominati Pina Picierno, Marianna Madia, Francesco Nicodemo, Federica Mogherini e Filippo Taddei. Vicesegretario Luca Lotti e portavoce Lorenzo Guerini. Subito dopo si incontra con Enrico Letta: "Lavoreremo insieme in modo fruttuoso", fanno sapere in un comunicato congiunto

Il rinnovamento alla prova dei fatti: la segreteria scelta dal neoeletto Matteo Renzi è composta da 5 uomini e 7 donne, età media 35 anni. Il rottamatore, da poche ore alla guida del Partito democratico, annuncia la nuova squadra nel corso di una conferenza stampa presso la sede del Pd a Roma. Subito dopo si è incontrato con il premier Enrico Letta: “Lavoreremo insieme in modo fruttuoso”, hanno fatto sapere con un comunicato congiunto. Il sindaco di Firenze dice di avere le idee chiare: “Il ritiro della fiducia al governo non è all’ordine del giorno e non ci sarà scontro con i gruppi parlamentari. La riforma della legge elettorale è una priorità, come le riforme costituzionali”.

Renzi rispetta l’impegno di rivelare la sua squadra a meno di 24 ore dall’elezione: “Ho scelto 5 uomini e 7 donne, sulla base del fatto che le pari opportunità non sono mai abbastanza. Questi i nomi: Lorenzo Guerini è portavoce della segreteria, vicesegretario è Luca Lotti, poi Stefano Bonaccini agli enti locali, Filippo Taddei per l’economia, Davide Faraone per welfare e scuola, Francesco Nicodemo è il responsabile comunicazione, Marianna Madia per il lavoro, Federica Mogherini per l’Europa, Debora Seracchiani alle infrastrutture, Chiara Braga per l’ambiente, Pina Picierno alla legalità e sud e Alessia Morani alla giustizia. La cultura la tiene come delega il segretario per dare un segnale di importanza anche in questo settore”. A introdurre la presentazione è il segretario uscente Guglielmo Epifani che dà gli ultimi dati: “I votanti sono stati circa 2 milioni e 900mila, un risultato importante da mostrare a chi parla di antipolitica. In un’epoca dove c’è tanta rassegnazione e rabbia, questo è un dato importante”.

Tra le priorità del Partito democratico, dice Renzi, c’è la riforma della legge elettorale: “Per noi il percorso è uscire dalla logica del rinvio e fare le cose che servono. Il partito è unito. Ma non è in questione l’idea di togliere la fiducia all’esecutivo. Non c’è un braccio di ferro con i gruppi parlamentari, gli elettori hanno già dato la direzione. Domani ci sarà un primo appuntamento di conoscenza, non sono preoccupato di tensioni con i gruppi, non c’è una imposizione mia per costringere tutti a fare le cose che piacciano a me”.

Grande agitazione nelle fila delle diverse “correnti” interne al partito. E se tra le prime cose annunciate da Renzi c’è stato lo “scioglimento simbolico della corrente “renziana”, veltroniani, lettiani e franceschiniani hanno sperato fino all’ultimo minuto in un rappresentante interno. E qualche “vecchia guardia” ha chiesto di non essere lasciata in disparte. Ad esempio Piero Fassino, sindaco di Torino, era tra i dirigenti che aspiravano ad avere un posto di rilievo. Secondo alcune indiscrezioni, Fassino ha più volte chiamato Renzi nei giorni scorsi senza ottenere risposta: una richiesta di attenzioni che lo ha portato a contattare i più vicini al sindaco di Firenze, primo fra tutti il ministro Delrio, per assicurarsi di essere tenuto in considerazione. Ma la “rottamazione” per il momento impone il rinnovamento. ”E’ l’ultima occasione”, aveva scritto poche ore prima su Facebook il sindaco di Firenze, “gli italiani non ce ne daranno più. Quando milioni di italiani vanno a votare come è successo, non ci sono più alibi per nessuno. Questa volta il cambiamento sarà vero. Il meglio deve ancora venire”. 

L’Assemblea nazionale del Pd invece, si terrà domenica 15 dicembre alla Fiera di Milano, a partire dalle 10. “Si eleggerà il presidente, il tesoriere del partito e, stanno decidendo in queste ore – ha spiegato il coordinatore lombardo Alessandro Alfieri in una conferenza stampa – se eleggere anche la direzione nazionale, per accorciare così i tempi. Non è un caso che si riparta dal nord, altrimenti alle urne non si vince”. Anche in Lombardia, ha aggiunto Alfieri, c’è stata una partecipazione “oltre le aspettative” alle primarie. “Siamo di sinistra, ma la squadra cambia”, ha detto il coordinatore regionale del Pd alla luce della vittoria di Renzi. Conclusa la sfida per la segreteria nazionale, dunque, si passa a quella regionale. “Convocherò a breve la direzione regionale – ha spiegato Alfieri – per decidere insieme la data del congresso in modo da completare la classe dirigente che guiderà il partito nei prossimi quattro anni”.