In fase di ultimazione la Limozil, berlina di rappresentanza del Cremlino per la cui realizzazione sono stati impegnati tecnici di Formula 1. Ma nelle visite ufficiali il presidente continua a girare con i bolidi tedeschi
Lo zar preferisce le tedesche. Tra le protagoniste della discussa visita del presidente Russo Vladimir Putin in Italia, una delle protagoniste principali è stata una Mercedes. La versione ‘limousine’ della Classe S, modello V220, ha portato il leader politico prima a Roma da Papa Francesco, poi a Trieste per l’incontro con il premier italiano Enrico Letta. Putin sembra avere una predilezione per le auto della Stella e, nonostante l’intenzione di produrre una berlina made in Russia, rilanciando il marchio Zil, i vertici del Cremlino vanno ancora a Stoccarda per comprare nuovi veicoli, dalle berline al fuoristrada Classe G, questi ultimi per dare un’aria più aggressiva alla scorta.
In realtà, nel 2012 il sogno del presidente russo stava per realizzarsi. Putin aveva commissionato lo studio di una nuova limousine presidenziale, che riprendesse la tradizione delle Zil, famose per essere state utilizzate per decenni dalla nomenklatura sovietica, trasportando tutti i leader, da Kruscev a Gorbaciov. Una volta ultimato il modello, però, Putin ha bocciato il progetto, perché l’auto era troppo squadrata e simile alle berline del passato. Per migliorare la progettazione di questa limousine, soprannominata Limozil, sono stati chiamati all’opera anche i tecnici del team Formula 1 Marussia. E, almeno per quest’auto, il progetto autarchico dello zar potrebbe vedere la luce in un futuro prossimo. Tutt’altro discorso, invece, per le auto blu, destinate ai dirigenti. Se Putin nel 2012 ha predicato l’austerità per le macchine di rappresentanza, il risparmio non è dietro l’angolo, e i mezzi devono avere loghi europei.
Il marchio di casa più adatto sarebbe proprio Zil, ma la produzione di auto di lusso è finita definitivamente nel 2010, con l’uscita di scena del modello 41047. E al momento il futuro degli impianti Zil parla anche italiano, visto che all’orizzonte c’è la produzione, a partire dal 2014, del Fiat Ducato e di alcuni modelli Jeep. Fuori dai giochi politici, ma con buone prospettive la Lada. Prodotta a Togliatti, dalla casa produttrice AutoVaz, società partecipata al 25% dal gruppo Renault-Nissan in uno stabilimento che sforna circa 300mila vetture all’anno, Lada rappresenta automobili di fascia troppo bassa per aspirare alla conquista degli appalti governativi, ma potrebbe aumentare le vendite sul mercato interno, grazie anche alla strategia commerciale di Renault e dell’onda lunga del successo del marchio Dacia. E a Kaliningrad, dal 1997 la Avtotor ha iniziato l’assemblaggio di modelli Bmw, Cadillac, Chevrolet, Opel e Kia. Auto di qualità e che possono in parte soddisfare la domanda del mercato russo, che entro il 2020 diventerà il quinto al mondo, superando anche la Germania. Ma che potrebbero non soddisfare i desideri del leader della Federazione, che sogna una vetrina globale per l’auto russa. A bordo della sua Mercedes.