LA GIORNATA
Allungano Juventus e Roma, si fermano Napoli, Inter e Fiorentina. Si potrebbe dire che vincono le difese, dato che le due davanti hanno subito meno gol insieme delle altre da sole. D’altronde lo diceva Sun Tzu che se la possibilità di vincere è nell’attacco, l’invincibilità è solo in difesa, e questa massima nel campionato italiano ha sempre trovato una sua rigida applicazione. Al di là del vecchio adagio che la Serie A è il campionato più bello perché più difficile, cliché che oramai non regge il mutare del tempo e dei rapporti di forza a livello continentale, il mezzogiorno di fuoco dell’Olimpico ha sicuramente regalato spettacolo, grazie a due squadre come Roma e Fiorentina oramai padrone di uno stile di gioco riconoscibile. La corazzata giallorossa con un centrocampo schierato a protezione della difesa e un gioco che privilegia il palleggio collettivo, dove ai singoli è chiesto solo di spezzare il ritmo e rompere l’equilibrio. La Fiorentina sempre costretta a imporre il proprio gioco, il proprio ritmo, incapace di adattarsi all’avversario e alle circostanze e quindi troppo dipendente dalla forma degli uomini migliori.
Ieri la Roma ha dimostrato che contro le squadre che se la giocano a viso aperto funziona meglio, e che ora che è svanita la pressione dei record e della vetta che le aveva tagliato le gambe, si sono liberate nuove energie. E la favola di Destro è lì a dimostrarlo. Per la squadra di Montella il salto di qualità fatica ad arrivare, se come all’Olimpico Rossi è sottotono, Borja Valerio è ingabbiato e Cuadrado poco incisivo. Partita bellissima tra due delle squadre destinate a una candidatura all’Oscar di miglior film del campionato. Mentre resta fuori concorso la Juventus. Come da tradizione squadra di stampo fordista, dove ogni ingranaggio è funzionale al movimento collettivo, anche contro il derelitto Bologna dove altri si sarebbero potuti distrarre e perdere punti preziosi, gli uomini di Conte si confermano in una forma psicofisica eccellente. E il prossimo turno aspettano il Sassuolo, mentre Milan-Roma e Napoli-Inter si toglieranno punti a vicenda, a tutto vantaggio dell’arancia meccanica bianconera.
A Napoli invece la trasformazione annunciata da Benitez dimostra che non c’è solo bisogno di tempo – che cinque mesi sono pochi per rivoltare come un calzino quattro anni made in Mazzarri – ma anche degli uomini giusti, soprattutto in difesa. Il 3-3 casalingo con l’Udinese fa il paio con il 3-3 casalingo dell’Inter contro il Parma, dove invece Mazzarri a sua volta è stato chiamato a una contro-rivoluzione per restituire ai nerazzurri quella serenità difensiva assente negli ultimi anni. E senza scomodare Sun Tzu, basta guardare ai sei gol presi complessivamente ieri per giustificare la classifica deficitaria di entrambe. Fa quasi tenerezza invece il Milan, nobile decaduta rimasta aggrappata all’unico candelabro d’argento (Balotelli) di una stanza dove le macchie di umidità hanno preso il posto dei quadri ,e la desolazione ha sostituito gli sfarzi di un tempo. Una volta erano invincibili, oggi quasi festeggiano un pareggio a Livorno. Crisi nera anche per la Lazio, una sola vittoria nelle ultime sei partite, dove Petkovic come Allegri ha i giorni contati.
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Vidal ancora trascinatore nella Juve che sbanca Bologna e continua la fuga
Per come sono state costruite le due squadre, malissimo, tra doppioni e lacune, non si può imputare solo ai due tecnici la classifica traballante, con tutte le colpe dei due: incapaci di osare pur consapevoli che il loro ciclo è terminato. Ma licenziare un dirigente non è semplicissimo, vedi la sceneggiata infinita in casa Milan. Tornano alla vittoria la Sampdoria, che inguaia sempre più il Catania, e il Verona che dopo un digiuno lungo un mese lo fa in rimonta contro un’Atalanta che non demeritava, e cui l’arbitraggio non ha certo sorriso. Così come il Genoa si è lamentato, a ragione, dell’espulsione di Manfredini che l’ha costretto a subire in dieci uomini la rimonta del Cagliari di un ispiratissimo Sau. La nebbia della bassa classifica risucchia invece il Sassuolo, che dopo un match appesantito da un padano cielo plumbeo che nascondeva il pallone ai giocatori, regala vittoria e sorpasso in classifica al Chievo. Gli unici a farsi vedere i tifosi del Sassuolo, che accompagnati dagli ultrà locali hanno contestato il patron Squinzi per il recente acquisto del vecchio Stadio del Giglio: storica casa della Reggiana da oggi di proprietà del Sassuolo, altra squadra di un altro paese.
IL PERSONAGGIO
E quindi uscimmo a riveder le stelle. In realtà è durato così tanto l’urlo di gioia di Mattia Destro dopo il gol con la Fiorentina, che la Divina Commedia avrebbe avuto il tempo di recitarla tutta. Raccontando l’inferno dei mille infortuni subiti da lui, che dopo una stagione da bambino prodigio al Siena, con 12 gol al primo campionato di Serie A, aveva fatto il grande salto ed era passato alla Roma per una cifra da fuoriclasse. Ma che Roma non era il paradiso Destro se ne sarebbe accorto dopo pochi mesi, a gennaio, con il primo infortunio al menisco. Un faticoso rientro a fine stagione e poi, quest’estate, il mistero del ginocchio che s’infittisce. “L’hanno operato male”, “era sbagliata la diagnosi”, “ha affrettato troppo il rientro”, le voci dell’etere giallorosso si inseguivano cercando di acchiappare il fantasma del giocatore che fu. Intanto alcune foto del ragazzo in sovrappeso spopolavano sui social network, dove la sua mutazione si sovrapponeva con le immagini di Bud Spencer o del drugo Lebowski, due falsi magri, per dire. Avere vent’anni, sfiorare la convocazione all’Europeo 2012 e trasformarsi in un mistero buffo, quanti se ne sono visti così nel calcio. E quanti se ne sono persi. Fino a ieri, quando entrato in campo da nemmeno nove minuti in sostituzione di Florenzi, e girando a rete il cross di Gervinho, Mattia Destro trova finalmente l’uscita dall’inferno. Ne gioverà la Roma, ne godrà la nazionale italiana ai prossimi Mondiali di Brasile 2014.
LA SPIGOLATURA
Fischi del San Paolo e tifosi che sempre in maggior numero cominciano a dubitare di Rafa Benitez. Accolto come chi poteva finalmente dare al Napoli una mentalità europea, il tecnico spagnolo è nell’occhio del ciclone. Forse per questo non ha saputo trattenersi, e nel dopopartita ha stigmatizzato gli errori della difesa. E’ raro che un tecnico accusi un reparto della propria squadra, e infatti subito è intervenuto il ds Bigon, puntualizzando a ragione che nel calcio ci si difende in undici. Ma il Napoli è un caso limite. Nei 17 gol subiti – gli stessi dei nerazzurri, anche loro in difficoltà, più di Roma e Juve che insieme ne hanno subiti 15 – va ricercata la cifra degli otto punti che il Napoli concede alla capolista. Benitez all’inizio della sua avventura aveva chiesto alcuni uomini specifici davanti, e infatti sono arrivati Higuain che non ha fatto rimpiangere Cavani, Callejon che con 7 gol è una lieta sorpresa, e Merteens che è un valido sostituto. Ma a centrocampo non è arrivato nessuno e in difesa solo Albiol, ottimo per fare da chioccia ai vari Britos e Fernandes, nel caso si creda in loro – e bisogna avere molta fede – ma insufficiente a reggere da solo il reparto. Soprattutto dopo l’annunciata bocciatura dell’ex capitano Cannavaro. Gli errori individuali commessi dai difensori del Napoli sono un’allarme che non può essere ignorato in fase di mercato se si crede nella rivoluzione utopica di Benitez.
RISULTATI
Bologna-Juventus 0-2 (Vidal (J) al 12′ p.t. e Chiellini (J) al 44′ s.t.)
Livorno-Milan 2-2 (Balotelli (M) al 7′ p.t. e al 38′ s.t., Siligardi (L) al 16′ p.t. e Paulinho (L) al 13′ s.t.)
Napoli-Udinese 3-3 (Pandev (N) al 38′ e al 41′ p.t., autogol di F.Fernandez (N) al 45′ p.t., B. Fernandes (U) al 25′ s.t., Dzemaili (N) al 26′ s.t. e Basta (U) al 35′ s.t.)
Roma-Fiorentina 2-1 (Maicon (R) al 7′ p.t., Vargas (F) al 29′ p.t. e Destro al 22′ s.t.) Cagliari-Genoa 2-1 (Gilardino (G) al 16′ p.t., Sau (C) al 31′ e al 47′ s.t.)
Sampdoria-Catania 2-0 (Eder al 9′ s.t. e Gabbiadini al 32′ s.t.)
Sassuolo-Chievo 0-1 (Thereau al 10′ s.t.)
Torino-Lazio 1-0 (Glik al 19′ p.t.)
Verona-Atalanta 2-1 (Denis (A) al 42′ p.t., Gomez (V) al 37′ s.t. e Jorginho (V) su rigore al 42′ s.t.)
Inter-Parma 3-3 (Sansone (P) al 12′ p.t. e al 15′ s.t., Palacio (I) al 44′ p.t. e al 9′ s.t., Parolo (P) al 46′ p.t. e Guarin (I) al 11′ s.t.)
CLASSIFICA
Juventus 40
Roma 37
Napoli 32
Inter 28
Fiorentina 27
Verona 25
Genoa 19
Torino 19
Parma 18
Cagliari 18
Milan 18
Lazio 17
Atalanta 17
Udinese 17
Chievo 15
Sampdoria 14
Sassuolo 14
Livorno 13
Bologna 12
Catania 9
MARCATORI
12 gol G. Rossi (Fiorentina), 9 gol Palacio (Inter), 8 gol Cerci (Torino), 7 gol Berardi (Sassuolo), Callejon e Higuain (Napoli) Gilardino (Genoa), Jorginho (Verona) e Tevez (Juventus)
PROSSIMO TURNO
Catania-Verona (sabato 14, ore 18.00), Juventus-Sassuolo (sabato 14, ore 20.45), Genoa-Atalanta, Lazio-Livorno, Parma-Cagliari, Udinese-Torino (domenica 15, ore 15.00), Napoli-Inter, Milan-Roma (domenica 15, ore 20.45)