“Arbitro”. Il calcio ha confinato questa parola tra quelle che evocano qualcosa d’imposto, di subìto, se non d’ingiusto, qualcosa contro la nostra volontà. In realtà, nella lingua italiana, ‘arbitro’ è chi è libero di scegliere e di agire secondo il proprio giudizio e il proprio sentire, qualcuno saldamente al timone della propria vita. Che cosa significa oggi ‘arbitrare la propria vita’? Esistono concrete possibilità di farlo?

Timothy Ferriss, l’ormai noto autore del best seller 4 ore alla settimana. Ricchi e felici lavorando dieci volte meno, ha teorizzato il ‘geoarbitraggio’, vale a dire lo sfruttare le differenze di costo su scala globale per trarne beneficio non solo economico ma anche personale, nello stile di vita.

Devo dire che trovo un po’ stretti il concetto e l’applicazione che Ferriss propone, in sintesi esternalizzare le ‘attività di basso profilo’ della propria vita, come fare acquisti online, prenotare le vacanze, gestire aspetti routinari del proprio lavoro, affidandole a qualcun altro, a esempio ad un assistente virtuale, che si fa pagare molto meno di quanto costerebbe, in termini di tempo ed energie spese, farselo da soli.

Io guarderei le cose con una prospettiva un po’ più ampia. Intanto è indubbio che, svolgendo esclusivamente sul web la nostra professione o facendo business unicamente online, siamo liberi di poter vivere e lavorare ovunque, non avendo più bisogno di legarci a un luogo fisso per lavorare e di conseguenza poterci sostenere economicamente.

Possiamo quindi in primo luogo scegliere di vivere in Paesi dove il costo della vita è più basso e dunque, con le stesse entrate, potremmo permetterci una qualità della vita più alta e magari godere di un clima migliore, di ritmi di vita più rilassati, concederci qualche ‘lusso’ in più.

Renderci indipendenti di lavorare da un luogo fisso grazie alle opportunità di Internet, può consentirci di scegliere dove vivere, oppure potremmo scegliere di lavorare viaggiando, magari per un periodo di tempo oppure a tempo indeterminato, questo sta a noi deciderlo, a seconda dei nostri sogni, dei nostri limiti, dei nostri bisogni.

Giocare tra i luoghi, o geoarbitrare la nostra vita, sfruttandone le differenze di costo nei diversi paesi, non significa tuttavia necessariamente trasferirsi in Paesi lontani, ma può voler dire semplicemente vivere in posti più piccoli, magari periferici rispetto alle grandi città, dove si gira in bici, l’affitto costa meno e magari si vede il mare dalla finestra di casa.

Luoghi dove è possibile ottimizzare il tempo libero dal lavoro – sì, anche il lavoro online è duro e implica disciplina e molto impegno – per dedicarci alle passioni e a ciò che ci rende felici.

In pratica, un perfetto dietrofront rispetto al trasferimento nelle città, fenomeno perfettamente comprensibile fino a quando le possibilità professionali migliori potevano cogliersi solo in alcune città o Paesi.

Oggi che molte opportunità sono migrate sulla Rete, così come molti dei servizi, ha davvero senso ostinarsi a restare nei grandi centri, subendone i ritmi di vita e di lavoro e i costi in continua crescita?

Vivere dove costa meno può dare anche un vantaggio professionale in termini di competitività: guadagnando in valute ‘forti’ e spendendo meno, possiamo investire questo ‘profitto’, o meglio questo ‘non speso’, per far crescere la nostra attività o per accrescere la nostra formazione professionale e ampliare le nostre competenze per poterle rivendere, creando un meccanismo virtuoso che ci porta a pensare in grande e in prospettiva, aspetti di non poco conto, vista l’aria che tira.

di Marta Coccoluto

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