E’ di qualche giorno fa, l’ultimo episodio di insulti via informatica tra bambini, nel caso specifico, di undici anni. Un ragazzino romano manda un messaggio di insulti bello pesante ad una compagna di classe, lei lo fa vedere alla madre e a quel punto scoppia il caso. Se partiamo dall’assunto che i bambini non sono diventati più cattivi nel giro di pochi anni, per cercare di capire il fenomeno, in via di espansione, bisogna trovare altrove le ragioni che spingono bambini e ragazzi (ma pure gli adulti) ad offendersi pubblicamente.

Maneggiare un telefonino, un computer o un tablet, oltre a connettersi istantaneamente con una marea di persone, offre la possibilità agli utenti di ogni età, di indossare una maschera spavalda. Dietro ad uno schermo – filtro potentissimo che permette di “isolarsi” dalla realtà pur standoci dentro – chiunque può sentirsi invincibile, poiché viene a mancare il contatto diretto con l’altro interlocutore.

Se prima volevi insultare qualcuno, dovevi necessariamente dirglielo in faccia, cercando di mostrare il tuo lato più cazzuto, e soprattutto dovevi affrontare la concreta conseguenza di prenderti uno schiaffone, uno spintone o per le ragazze, la classica tirata di capelli. Se eri nel periodo riottoso, potevi attaccar briga con un numero limitato di persone, non potevi certo arrivare, in un solo click, a centinaia di persone… Poter lanciare la bomba, e poi nascondersi dietro alla calma apparente di un oggetto inanimato, riesce a far diventare temerario chiunque.

Anche nella sfera sentimentale le relazioni vengono spesso veicolate nel mondo virtuale (vedi la app “bang your friends” ora diventata “down”) e la sfrontatezza – pensiamo al sexting – è facilitata dalla mancanza di un approccio dal vivo. Quindici anni fa, quando dovevi chiedere a una ragazza di uscire, dovevi chiederglielo di persona, guardandola negli occhi o al massimo cercare il suo numero di casa sull’elenco telefonico, e tentando di controllare la voce tremula, chiedere di lei parlando prima con un genitore.

Perdendo gli strumenti di crescita che la vita reale mette a disposizione, siano questi nell’ambito amoroso o tra amici, gli adolescenti faranno poi fatica ad affrontare il pubblico vilipendio in cui la community di amici (o presunti tali) potrebbe rimbalzarli. Senza contare che prima, isolandosi nella propria cameretta si poteva chiudere il mondo fuori, mentre ora, quello stesso mondo non ti abbandona mai, dentro l’onnipresente cellulare.

La personalità di un adolescente, non può formarsi interagendo attraverso un telefonino o in una chat. Anche per gli adulti non è così facile digerire situazioni di conflitto, esacerbate dalla freddezza di poche righe, magari in una email divenuta più dura di quello che voleva essere, o nei commenti estemporanei del momento.

D’altronde, la cattiveria a cuor leggero, fa male ad ogni età. La tecnologia non è cattiva o sbagliata a priori, quel che lo è, è metterla nelle mani di chi ancora non ha i mezzi per governarla. E mai andrebbe messa, in quelle dei bambini.

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