L'imprenditore è imputato nel processo innanzi alla Corte d’Assise di Napoli per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e delitti finalizzati ad agevolare il sodalizio dei Casalesi
“Ti spengo come una candela”. Così Francesco Chianese parlava ad Antonio Giusto, uno dei titolari di una ditta di trasporto, per indurlo a cedere le quote societarie. Chianese è indagato, respinta la richiesta cautelare, per estorsione aggravata dal metodo mafioso insieme al fratello Cipriano, il regista dell’operazione estorsiva che portò alla fine del 2005 al definitivo cambio di assetto societario. Cipriano Chianese, arrestato questa mattina, dagli uomini della Dia agli ordini del capocentro Giuseppe Linares che hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dalla Dda partenopea, gip Alessandra Ferrigno.
Cipriano Chianese era già ai domiciliari, è imputato di disastro ambientale e avvelenamento delle acque con l’aggravante di aver agevolato i Casalesi e di associazione mafiosa. La Procura di Napoli, direzione distrettuale antimafia, lo considera l’inventore dell’ecomafia in Campania. Secondo quanto emerge dall’ordinanza notificata a Chianese, nei sui confronti “è risultato un grave quadro indiziario – fa sapere la Dia – quale mandante, regista e, insieme ad altri, parziale esecutore delle attività delittuose che nel dicembre 2005 portarono alla cessione delle quote della società di trasporti e del relativo complesso aziendale a Francesco Chianese, fratello dello stesso Cipriano”.
Già arrestato nel 1993, fu assolto, continuando a gestire il grande business del traffico illecito di rifiuti, pattume tossico ingoiato dalle discariche e dalle terre campane. Nel 2006 un nuovo arresto e poi è finito sotto processo davanti alla Corte di Assise di Napoli. Nell’ordinanza che lo ha portato in carcere c’è il quadro di accuse che lo coinvolge insieme al fratello e ad un esponente di spicco dei Casalesi, Carlo Verde, anche lui raggiunto da ordinanza di arresto.
Tutto accade nel 2005 quando la società Mery trans srl controllata da Francesco Chianese viene ceduta ad alcuni imprenditori di Torino, con l’intento di liberarsi della ditta perché gravata da debiti, ma continuando a controllarla. A distanza di pochi mesi, per l’indisponibilità dei nuovi proprietari a pagare i debiti pregressi, però viene nuovamente acquisita dal Chianese attraverso le modalità estorsive oggetto dell’indagine. Modalità ricostruite grazie alla collaborazione di un pentito Francesco Della Corte, anche lui indagato per aver partecipato alle azioni criminali, killer dei Casalesi.
Nell’interrogatorio del 10 luglio 2010 racconta: “Carlo Verde mi chiese a nome dell’avvocato Cipriano Chianese di fare un recupero crediti nei confronti di Salvatore Mondello (…) Il Mondello sapeva che appartenevo al clan dei Casalesi e dovette accettare di ritrasferire questa società al fratello di Cipriano Chianese”. Il rapporto tra gli imprenditori torinesi e il gruppo capeggiato da Chianese nasce proprio grazie alla conoscenza tra Salvatore Mondello, che di fatto acquista la Mery trans pur non figurando nell’assetto societario e Francesco Della Corte. Mondello voleva fare l’affare pur conoscendo la natura criminale degli interlocutori, ma ne è rimasto vittima.
Il pentito Della Corte riferisce anche del progetto di Chianese di ammazzare un pm dell’antimafia di Napoli non individuato. “Il Verde (da sempre vicino a Chianese, ndr) mi chiese di eliminare un magistrato della procura di Napoli che stavano facendo indagini sui conti dell’avvocato. Chianese era disponibile a dare anche 500mila euro”. Della Corte rilanciò ad un milione e Verde rispose che “Chianese avrebbe accertato”. Anche un altro pentito, Salvatore Laiso, ha riferito di un progetto stragista. Ad inizio 2006, pochi mesi dopo, Chianese fu arrestato. La legge è arrivata prima delle bombe.