“Disturbo dell’ordine pubblico”. È questa la motivazione più comune con cui vengono arrestati e processati gli attivisti in Cina. E sarà questa la motivazione con cui probabilmente porteranno a processo l’avvocato Xu Zhiyong, fondatore del Movimento dei nuovi cittadini preso in custodia dalla polizia il 16 luglio scorso, dopo tre mesi di arresti domiciliari.
Oltre una dozzina di suoi sodali sono agli arresti e tre di loro sono andati a processo qualche giorno fa. Il movimento era balzato alle cronache perché chiedeva la pubblicazione online dei redditi dei funzionari dello Stato. E così la stretta del presidente Xi Jinping contro la corruzione cade nella contraddizione più ovvia: pretende che i panni sporchi si lavino in famiglia.
In un post che ripercorreva i suoi ultimi dieci anni come avvocato per i diritti civili, Xu scriveva:
“A maggio del 2012 abbiamo messo in moto il “movimento dei nuovi cittadini”, nel quale abbiamo proposto di riappropriarci della nostra identità, di alzarci in piedi e andare avanti uniti. Si è costituita una rete di conoscenze attraverso degli incontri come “la cena nella stessa città”. Nel frattempo, tramite il supporto legislativo, abbiamo chiesto la trasparenza sulle proprietà di chi è al governo e promosso altre azioni per la giustizia pubblica, in direzione di un sistema legale democratico.
In questo modo, uniti, vogliamo far crescere una forza sana, al di fuori del sistema, che promuova la pace in Cina a completamento di una trasformazione civile e costituzionale del sistema. Questo è un movimento di riforma sociale ma più di tutto è un movimento politico per il costituzionalismo democratico.
Non ricusiamo la politica: nella giungla sociale del potere trasversale e della corruzione generalizzata, la coscienza è la politica. Ci impegniamo affinché questo popolo trovi una nuova strada, fatta di libertà, giustizia e amore. Detronizzare e rovesciare non significa cancellare le radici del dispotismo. Per far sparire la paura e l’ostilità si deve rimuovere la foschia che invade l’animo della nostra gente, solo allora avremo una Cina democratica e libera.”
Vorrei che qualche italiano oggi dicesse le stesse parole con la stessa passione.