Alla cerimonia dell'Fnb Stadium, dove Madiba apparve per l’ultima volta in pubblico nel 2010, partecipano oltre 80 leader mondiali. L'inquilino della Casa Bianca ha stretto la mano a Raul Castro, presidente del nemico storico Cuba. Presente anche il premier Letta. I funerali si terranno domenica 15 dicembre
E’ il giorno dell’omaggio a Nelson Mandela, scomparso giovedì scorso all’età di 95 anni. Chi non è riuscito a entrare nello Fnb Stadium di Soweto, sobborgo di Johannesburg, ha dovuto seguire la cerimonia di commemorazione dai maxi schermi montati all’esterno della struttura. Nello stadio erano attese 95mila persone, ma a causa di problemi organizzativi alcuni settori sono rimasti vuoti. Oltre alla gente comune, sono accorsi per rendere l’ultimo saluto all’ex presidente sudafricano oltre 80 capi di Stato da tutto il mondo: tra di loro, ben tre presidenti degli Stati Uniti e il premier italiano Enrico Letta. La folla ha accompagnato con lunghi fischi il discorso dell’attuale presidente Jacob Zuma, mentre si è alzata in piedi ad applaudire l’intervento di Barack Obama., che ha paragonato Mandela a Martin Luther King e Abraham Lincoln. L’inquilino della Casa Bianca, prima del suo intervento, ha stretto la mano a Raul Castro, presidente dello storico nemico Cuba. Dopo la cerimonia, il corpo di Mandela sarà esposto alla camera ardente allestita negli Union Buildings di Pretoria, un tempo sede del potere dei bianchi. Domenica 15 si terrà il funerale a Qunu, il villaggio natale di Madiba.
Obama e Letta tra i leader presenti, ovazioni per le due mogli. Ad accogliere i leader mondiali, uno stadio dove la gente, nonostante il maltempo, ha cantato e ballato per rendere omaggio all’ex presidente scomparso: l’atmosfera era festante, con la folla che suonava le vuvuzela e intonava canzoni anti-apartheid. Il luogo è lo stesso in cui Mandela, 23 anni fa – appena liberato dalla lunga prigionia -, parlò acclamato dai suoi sostenitori che vedevano in lui la speranza per un nuovo Sudafrica. Lì apparve anche per l’ultima volta in pubblico alla finale dei Campionati mondiali di calcio nel 2010. Barack Obama è arrivato sullo stesso aereo su cui viaggiava il suo predecessore George W. Bush, mentre l’ex presidente Bill Clinton ha preso un altro volo. La folla ha salutato con un’ovazione l’arrivo di Graca Machel e Winnie Madikizela-Mandela, rispettivamente moglie ed ex moglie di Nelson Mandela, arrivate insieme allo stadio. Presente anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha definito Mandela “un riferimento per tutta l’umanità”. “Per me è un dovere essere qui”, ha aggiunto il premier. Alla cerimonia assiste anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Tra gli altri leader internazionali, il vicepresidente della Cina Li Yuanchao, il capo dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il presidente della Namibia Hifikepunye Pohamba e quello dell’India Pranab Mukherjee. E non mancano personaggi del mondo dello spettacolo, come la modella Naomi Campbell e il cantante degli U2 Bono Vox.
I familiari: “Celebriamo una vita gloriosa vissuta bene”. Il cerimoniere Cyril Ramaphosa ha dato il benvenuto ai dignitari e capi di Stato e al pubblico giunto allo stadio a nome del presidente Jacob Zuma. Ramaphosa ha scherzato sulla pioggia che sta cadendo insistente sullo stadio, dicendo che “quando piove il giorno della sepoltura significa che sarai accolto nel regno dei cieli”. Dopo gli interventi di rappresentanti di diverse religioni per una preghiera interreligiosa, ha preso la parola Andrew Mlangeni, compagno di prigionia di Nelson Mandela al carcere di Robben Island: “Madiba in questo momento ci stai guardando dall’alto e senza dubbio stai volgendo il tuo sguardo su di noi. Ha unito tutti i colori, tutte le fedi, con il rispetto reciproco e la gentilezza”. poi, è stato il turno di generale Thanduxolo Mandela, rappresentante della famiglia del leader scomparso. “Vogliamo celebrare tutti insieme una vita gloriosa vissuta bene. In nome della famiglia esprimiamo la nostra più profonda gratitudine”, ha detto il generale. “Lavorava non per il potere personale, ma a favore degli altri. Questa è stata la vita di Mandela e lui dà a noi l’incarico di portare avanti la sua eredità”.
Ban Ki Moon: “Il Sudafrica ha perso un padre”. La prima autorità mondiale a prendere la parola è stato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. “Questo stadio contiene migliaia di persone, ma non può contenere il dolore. Il Sudafrica ha perso un padre, il mondo un caro amico e un mentore”, è stato il ricordo del leader delle Nazioni Unite. “È stato uno dei più grandi insegnanti, insegnava con l’esempio. Lui odiava l’odio, non le persone. Ha mostrato il grande potere del perdono, trattando le persone con il massimo rispetto”, ha aggiunto Ban, che ha concluso il suo intervento con una frase in lingua africana.
Obama: “Un gigante della storia, ho beneficiato della sua lotta”. Il discorso forse più atteso era quello del presidente americano Obama, che ha parlato di Mandela come “un gigante della storia”, “l’ultimo grande liberatore del Ventesimo secolo”, paragonandolo a Lincoln e a Martin Luther King: “Come lui, è stato una voce potente in difesa degli oppressi e a favore della necessità morale di giustizia”. E ancora, quando uscì dal carcere, l’ex presidente sudafricano si comportò “come Lincoln e tenne insieme il suo paese che rischiava di spaccarsi”. Anche l’America ha vissuto “secoli di segregazione razziale”, ha ricordato il presidente Usa: “Michelle ed io siamo i beneficiari di questa battaglia” ma, ha aggiunto, nonostante i progressi compiuti nel mondo, “il lavoro non è ancora completato“. Obama, accolto da un’ovazione da parte del pubblico, ha poi aggiunto che la lotta di Mandela “è stata la vostra lotta ed il suo trionfo è stato il vostro trionfo”. C’è anche spazio per un affondo: troppi leader nel mondo sono “solidali con la lotta di Mandela per la libertà, ma non tollerano il dissenso dal proprio popolo”. La folla ha accolto la fine del discorso con una standing ovation.
Rousseff: “La personalità più importante del XX secolo”. Sul palco dell’Nfb Stadium ha poi preso la parola la presidente del Brasile Dilma Rousseff. “Mandela è stato la personalità più importante del XX secolo. Ha guidato con pazienza una delle maggiori sfide dell’emancipazione umana, la fine dell’apartheid. Si è trasformato in un paradigma non solo per questo continente, ma anche per tutti i popoli che lottano per la libertà”, ha ricordato il capo di Stato brasiliano. “Ha ispirato la lotta in Brasile e in Sudamerica. Madiba, come è chiamato affettuosamente, è un esempio per noi tutti”.
Raul Castro: “Un esempio di integrità e perseveranza”. Dopo avere ricordato il legame affettivo tra il fratello Fidel e Nelson Mandela, il presidente cubano Raul Castro ha parlato di Madiba come di un “esempio di integrità e perseveranza, che ha lavorato per ridurre povertà e diseguaglianza e per creare opportunità per tutti” . E lo ha indicato come “un esempio insuperabile per l’America latina e per i Caraibi” definendolo “un simbolo supremo di dignità e di consacrazione incessante alla lotta rivoluzionaria per la libertà e la giustizia” e “un profeta dell’unità, della riconciliazione e della pace”. La vita di Mandela, secondo il presidente cubano, “insegna che solo gli sforzi concertati permettono all’umanità di affrontare le sfide”. E ancora: “Cuba è nata nella lotta contro la schiavitù e per l’uguaglianza e porta nelle vene sangue africano”.
Zuma tra i fischi: “Era unico, nessuno come lui”. L’ultimo capo di Stato a prendere la parola è stato l’attuale presidente del Sudafrica, Jacob Zuma. Subissato dai fischi e dalle contestazioni della folla, il presidente del Paese ha ricordato il suo predecessore. “Chiamiamo Madiba padre perché ha costruito la base per il Sudafrica dei nostri sogni: senza sessismo, razzismo, e egualitario. Non c’e nessuno come Madiba, era unico”, sono state le sue parole. E ha aggiunto: “La sua morte ha causato un’ondata di dolore senza precedenti in tutto il mondo. Ora il Sudafrica e l’Africa sono più forti”.