L'istituto segnala una crescita nulla nel terzo trimestre dell'anno rispetto ai tre mesi precedenti, grazie soprattutto alle scorte, ma su base annua il calo è dell'1,8%. E sottolinea che "non ci sono gli elementi tecnici per parlare di fine recessione"
Il Pil italiano ferma la caduta dopo due anni, segnando una variazione nulla nel terzo trimestre 2013 rispetto ai tre mesi precedenti, dopo otto trimestri in negativo. Lo rileva l’Istat, facendo però sapere che “la fine della recessione non può ancora essere dichiarata”, anche perché “non è compito dell’Istituto certificarlo”. Il dato su base annua è invece sceso dell’1,8% su base annua.
Gli esperti dell’Istituto italiano di statistica spiegano come “non ci siano gli elementi tecnici” per parlare di fine recessione. Ci troviamo infatti davanti a una variazione nulla della crescita a livello congiunturale, ovvero di un Pil fermo rispetto al secondo trimestre del 2013, che non permetterebbe di ufficializzare l’uscita dalla recessione. Per altro non esiste una regola universale per determinare la fine della recessione. Per adesso, quindi, c’è una sorta di sospensione, in attesa del prossimo dato relativo al quarto trimestre. Resta pari a -1,9% la variazione acquisita del Pil per il 2013, ovvero quella che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla anche nell’ultimo trimestre dell’anno.
Gli analisti, tuttavia, mettono in guardia e sottolineano che la frenata della caduta del Pil è dovuta soltanto alla crescita delle scorte, che hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,6 punti percentuali. La domanda nazionale, al netto delle scorte, ha sottratto invece 0,2 punti percentuali alla variazione del Pil. Il contributo è stato negativo per gli investimenti fissi lordi e per i consumi delle famiglie residenti e nullo per i consumi della pubblica amministrazione, mentre la domanda estera netta ha sottratto 0,4 punti percentuali.
Un timido segnale di ripresa arriva anche dalla produzione industriale, che a ottobre è salita dello 0,5% su settembre, segnando l’aumento, il secondo consecutivo, più forte da gennaio. Anche se su base annua risulta in calo per la 26esima volta. Con un risultato negativo soprattutto nel comparto dell’energia, dei beni di consumo, di quelli intermedi e strumentali. Avanzano, invece, i settori dei prodotti farmaceutici, della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche. Quanto agli autoveicoli, l’Istituto di statistica fa sapere che rispetto ad ottobre del 2012 segnano un aumento dell’1,0%, mentre il dato cumulato dei primi dieci mesi dell’anno risulta in calo del 5,1%.
La produzione industriale nella media dei primi dieci mesi del 2013 risulta comunque in calo del 3,5% su base annua (dato corretto per gli effetti di calendario). Quindi nonostante gli ultimi miglioramenti, in particolare il rimbalzo di ottobre, anche il 2013 si appresta a chiudere in negativo, anche se la discesa rallenterebbe dopo il -6,4% del 2012.