Nonostante il Lingotto prometta forti investimenti in Europa a breve termine, il grosso del mercato 'torinese' è all'estero: ecco i piani di sviluppo in Asia, States e America Latina
Il gruppo Fiat corre a velocità diverse nel mondo. In particolare, il Lingotto corre negli Stati Uniti grazie alla spinta di Chrysler, vende bene in Sudamerica, soprattutto in Brasile, e si sta espandendo in Asia. In Italia, invece, sembra andare a rilento, se non in retromarcia, e la conferma è arrivata dai dati di vendita di ottobre, che hanno segnato calo nelle vendite del 12% su base mensile. Le previsioni per il futuro sembrano dare ossigeno al Lingotto e, come ha fatto emergere Bloomberg, il gruppo torinese ha deciso di investire 9 miliardi di euro entro il 2016 in Europa, lanciando la nuova Alfa Romeo Giulia, la 4C spider, e mandando in pensione la Punto dopo 20 anni, per lasciare spazio alla versione a cinque porte della 500.
I movimenti più grossi al momento sono all’estero, e ad esempio in Cina il Lingotto sta spingendo sull’acceleratore, e al Salone di Guangzhou ha presentato la Ottimo, secondo modello Fiat prodotto e venduto in loco, dopo la Viaggio. Così, grazie all’accordo siglato nel 2010 con Gac (Guangzhou Automobile Gruop), la Fiat ha iniziato un processo di espansione in un mercato che cresce a doppia cifra anno dopo anno. E per i prossimi anni l’obiettivo per lo stabilimento produttivo, che si trova a Changsha, è di assemblare a pieno regime 300mila veicoli all’anno. Una cifra ancora lontana, ma che potrebbe essere spinta dall’espansione commerciale del marchio, che vedrà anche la vendita di 500, Freemont e Jeep Cherokee.
La Ottimo sembra avere le carte in regola per fare successo nel nuovo mercato, grazie al design italiano, derivato dalla Giulietta, al motore 1-4 T-Jet, e al prezzo di circa 12.300 euro. Questo modello, dedicato a un mercato specifico potrebbe replicare il successo ottenuto dal marchio in Brasile con modelli come la Fiat Uno (che non ha niente in comune con la storica utilitaria, e deriva dalla Panda), oppure la Mille. Per quest’ultima, modello fedele alla vecchia Uno, entro la fine del 2013 è stato previsto lo stop della produzione, mettendo la parola fine sull’auto disegnata da Giorgietto Giugiaro e assemblata in quasi 9 milioni di esemplari dal suo lancio nel 1983. Ma se il Brasile negli ultimi anni è stato il fiore all’occhiello per la Fiat, che ha la prima quota di mercato, la stella torinese potrebbe eclissarsi. Lo sviluppo del mercato verdeoro (il terzo al mondo) ha generato grandi profitti per il Lingotto, ma ultimamente gli incentivi statali hanno falsato il mercato.
Complice l’inflazione e il calo della domanda, il guadagno per ogni auto potrebbe scendere sotto l’8-9% attuale, già lontano dal picco del 17% ottenuto tra il 2005 e il 2007. Invece negli Stati Uniti, in attesa dell’ipo di Chrysler, che ormai arriverà nel 2014, il gruppo sta utilizzando una strategia simile a quella (fallimentare) che ha portato in Italia le Chrysler 200 e 300, chiamandole Lancia Flavia e Thema. Oltreoceano, il Lingotto vuole portare lo stile italiano nel segmento dei veicoli commerciali e ha già portato il Ducato, venduto a marchio Ram e chiamato ProMaster. Oltre a nome e logo, il gruppo ha dovuto installare sotto il cofano dei motori che rendessero il mezzo appetibile negli Usa, tra cui spicca il benzina 3.6 V6 Pensastar, con una potenza di 280 cavalli. E verso la fine del 2014, anche il Doblò sbarcherà in America, con il nome di Ram ProMaster City.