Terremoti, alluvioni…non passa mese senza leggere dei danni (e spesso di vittime) legate catastrofi naturali che colpiscono l’Italia a causa dell’alta esposizione a questo rischio del nostro paese (il caso sardo è solo l’ultimo in ordine di tempo).
Puntualmente dopo ogni evento di questo tipo gli enti locali e i cittadini devono mendicare i sacrosanti aiuti allo Stato che troppo spesso fa orecchie da mercante in uno scarica-barile infinito che vede il cittadino danneggiato due volte.
Eppure ci sarebbe un modo per evitare ciò, basterebbe, ancora una volta, prendere ad esempio ciò che avviene fuori dai nostri confini nazionali. Mi riferisco alla possibilità di poter assicurare la propria abitazione/fabbricato contro i danni derivanti da calamità naturali come ad esempio i terremoti e le alluvioni.
Ciò è la regola nella stragrande maggioranza dei paesi europei, come ad esempio in Francia, dove una legge ha imposto alle assicurazioni di coprire tali eventi.
Originario dell’Isola d’Ischia, ad alto rischio sismico, dove nel 1883 vi fu il terremoto con il più alto numero di vittime della storia d’Italia (Casamicciola), ho provato personalmente a vedere se fosse possibile assicurare un immobile contro questo rischio. La risposta – che conferma la necessità di un intervento legislativo anche in Italia – mi ha lasciato basito: “non assicuriamo dove il rischio è alto”.
Che il tema sia importante lo conferma l’interessamento della Commissione Europea che ha recentemente stilato il Libro verde sulle assicurazioni contro le catastrofi.
Ed è significativo che la stessa Lloyds consideri l’esigenza di un’assicurazione di tale tipo come “improcrastinabile”.
Secondo la compagnia di assicurazioni i costi legati ad eventi catastrofali sostenuti dall’Italia dal secondo Dopoguerra ammonterebbero ad oltre 250 milioni di euro. E l’Italia risulta il secondo paese europeo più esposto al rischio sismico per sinistri legati a terremoti e sesto per le inondazioni.
Nonostante ciò, rispetto ad altri paesi con rischio molto meno elevato del nostro (Belgio, Danimarca, Spagna, Ungheria, Francia, Turchia e Gran Bretagna) l’Italia non ha ancora definito una soluzione che miri a coinvolgere (e soprattutto responsabilizzare) il settore assicurativo.
Mentre all’estero sono le assicurazioni a farsi carico di tali rischi in Italia è lo Stato che continua a sobbarcarsi (quando lo fa) per sostenere i costi delle ricostruzioni ma, come sottolinea la stessa Lloyds, la situazione non è certamente sostenibile, specialmente in questo periodo storico di crisi dove le risorse pubbliche sono limitate.
Per evitare ogni dubbio di “connivenza” del sottoscritto con le assicurazioni, l’idea che considero più giusta, è quella di un sistema in cui, le compagnie non hanno – come avviene ora – la discrezione assoluta di scegliere le zone dove assicurare, privilegiando quelle per loro più profittevoli (e dove il rischio è vicino allo zero), ma piuttosto, sull’esempio francese, fare in modo che queste non possano rifiutarsi e in caso di catastrofi naturali risarciscano i loro assicurati contro un premio assicurativo che deve essere regolamentato.
Prima del terremoto in Emilia Romagna del Maggio 2012 il governo Monti aveva previsto nella bozza del decreto legislativo 59/2012 un regime di assicurazione obbligatoria per gli edifici privati. Tale previsione è stata però poi cancellata dal testo definitivo della norma.
La speranza è che per una volta si possano adottare gli esempi positivi che vengono dai nostri vicini europei e non ricordarsi di loro solo quando si tratta di aumentare l’età pensionabile o imporre “sacrifici”.