Due deputati, Luigi Bobba (Pd, già presidente delle Acli) e Michele Anzaldi (Pd, già portavoce di Rutelli), essendo molto astuti, hanno avuto la bella pensata di presentare un emendamento alla legge di stabilità volto ad allineare la tassazione sul gioco d’azzardo. Fonte sicura per le entrate (parlano di maggiori ricavi sugli 800 milioni) “senza alcun aggravio per i cittadini giocatori”. Messa così sembrerebbe anche plausibile, alle orecchie di chi non sa che i giochi hanno meccaniche, svolgimenti e soprattutto matematiche completamente diverse.
Nel calderone finirebbe inoltre (uso il condizionale, perché non posso credere che avverrà davvero) anche il poker online, che è tutta un’altra storia.
Ma vediamo com’è la situazione oggi, considerando intanto il poker da torneo. Lo Stato incassa il 3% su ogni torneo, mentre il gestore è autorizzato a fare una trattenuta complessiva fino a un massimo del 20% sulle quote di iscrizione. In realtà in genere non si va oltre il 10% (anzi a volte si sta sotto). Ricapitolando e approssimando: se abbiamo pagato 100: 90 va in montepremi, 7 al gestore e 3 allo Stato. In altre parole, lo Stato già prende in media il 30% (cioè 3) di quanto incassa il gestore (cioè 10).
Tenete presente che quel 7% per il gestore non è poi così esagerato, la complessità (e le spese) per gestire una piattaforma dove giocano contemporaneamente migliaia di giocatori sono enormi e la maggior parte gioca per pochi centesimi.
Dalla parte dei giocatori avere una trattenuta (rake) del 10% è un limite difficilmente valicabile, perché già così per andare in pari e recuperare il rake, dovrebbero avere una percentuale di vittoria del 56% contro il 44% di sconfitte. Vi risparmio la dimostrazione matematica, ma fidatevi, per non rimetterci già così bisogna vincere sensibilmente di più di quanto non si perda.
Ora sembrerebbe che, in base alla citata proposta, la tassazione dovrebbe passare dal 3% al 10%. Non si vede come questo potrebbe avvenire “senza alcun aggravio per i cittadini giocatori”, perché come abbiamo visto il 10% è già la trattenuta complessiva e non credo che alcun gestore sarebbe disposto a operare per beneficenza.
Se davvero entrasse in vigore questa nuova tassazione, ciò che verosimilmente potrebbe succedere è che le trattenute complessive salirebbero al 15-20%; nessun giocatore potrebbe più vincere perché per andare in attivo dovrebbe vincere 2 volte su 3, il che non è verosimile; il poker online di conseguenza collasserebbe e lo Stato non incasserebbe più nulla dal settore; si perderebbero posti di lavoro e in tanti finirebbero a giocare su piattaforme estere, che oggi nel nostro paese sono considerate illegali.
Bravi, complimenti!
E nel cosiddetto cash game (cioè il poker direttamente per denaro e non in forma di torneo)? Attualmente lo Stato già si tiene il 20% di quanto “rastrella” il gestore colpo dopo colpo.
L’incompetenza del duo di proponenti è palese, farebbero prima a chiedere di vietare il poker online, sarebbe una scelta meno ipocrita.
Ma la realtà è che il problema italiano non è per nulla il poker online, l’emergenza gioco d’azzardo riguarda in massima parte le slot machine e la criminalità organizzata che ne gestisce una buona fetta, come ho già avuto modo di scrivere in altri miei post.
È quello il settore che va urgentemente regolamentato, come per esempio tenta di fare una proposta di legge di iniziativa popolare, elaborata seriamente e che ha già trovato l’appoggio di molti sindaci. Ne parleremo, vi accenno solo che nella sua quarantina di pagine di stesura, trattando di giochi d’azzardo, il poker non è nemmeno nominato.