Le inefficienze della pubblica amministrazione hanno “un impatto negativo devastante sull’economia”. Parola di Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti, che nel suo discorso di insediamento non risparmia critiche nei confronti della gestione pubblica. In questo momento storico, sottolinea Squitieri, “sempre più inaccettabili appaiono la spesa improduttiva, la dissipazione delle risorse pubbliche, la cattiva amministrazione ed, a maggior ragione, il malaffare e la corruzione“.
Insomma, il discorso del neopresidente della Corte dei Conti non è tenero nei confronti della pubblica amministrazione. Ma, d’altra parte, indica la strada per uscire da questa situazione. Innanzitutto, Squitieri auspica “l’adozione di una tecnica legislativa più affinata e moderna, produttiva di norme organiche, chiare e semplici“. Il “organico riordino legislativo” servirebbe per “rendere più tempestiva ed efficace l’azione della Corte”. Per contrastare efficacemente la corruzione, invece, “c’è da chiedersi se, sotto il profilo ordinamentale, il nostro Paese sia idoneamente attrezzato nel tempo”. La risposta di Squitieri “è affermativa, anche se andrà monitorata in itinere l’efficacia delle disposizioni vigenti”.
Ma i problemi della nostra economia, come è noto, non finiscono qui. Il presidente della Corte dei Conti punta il dito, in particolare, contro l’eccessiva spesa pubblica e l’insostenibile pressione fiscale. “Il problema dell’economia italiana è un problema di crescita”, spiega Squitieri. “Ma in un’economia nella quale la spesa pubblica vale più della metà del prodotto, nessuna crescita è possibile se quella spesa pubblica non si farà più efficace ed efficiente”. L’altro allarme lanciato dalla Corte dei Conti riguarda il freno imposto dalla pressione fiscale. “Poiché ormai nella nostra economia il prelievo fiscale ammonta a circa il 45 per cento del prodotto, – continua il presidente – non si potrà avere una consistente miglioramento nella allocazione delle risorse e, con esso, un rilevante accrescimento della produttività totale e, dunque, una sensibile accelerazione della crescita economica, se non sapremo spendere, meglio di quanto ora facciamo, le ingentissime risorse derivanti dal prelievo fiscale”.