Uno dei leader della protesta avverte: pronti ad arrivare a Roma se il governo rinnova la fiducia a Letta. Ma aggiunge: "Non faremo nulla di illegale". Ferro: "Ci dissociamo da atti violenti. Nostra sigla sfruttata da gruppi di teppisti ed eversivi"
“Le forze dell’ordine ci hanno chiesto di segnalare gli infiltrati alle nostre iniziative. Lo faremo. Ma i veri infiltrati sono Letta, Napolitano, Alfano, Berlusconi e Prodi, i più pericolosi d’Italia“. Nel terzo giorno di blocco dei Forconi, Danilo Calvani, uno dei leader del del Coordinamento 9 Dicembre, attacca i politici (“abbiamo un solo obiettivo: liberare il Paese da questi parassiti”) e avverte: “Se sarà votata la fiducia al governo sarà l’ennesimo colpo di Stato e noi in maniera democratica e civile e rispettando l’ordine costituito, faremo ciò che prevede la nostra Costituzione. Delegittimeremo questa classe politica e andremo tutti a Roma“. Perché, aggiunge, “finché questi politici non se ne andranno sarà lotta a oltranza”. Un altro dei leader della protesta, Mariano Ferro, prende poi le distanze da chi ha provocato gli scontri in questi giorni di protesta. “I veri forconi si trovano in Sicilia – dice – dove la protesta in questo momento è pacifica. Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese”.
Calvani, in un comizio tenuto nel pomeriggio in piazza De Ferrari a Genova, ha spiegato che “questa è un’iniziativa” di tutti i cittadini, perché “un tumore ci sta distruggendo, lo può togliere solo il migliore chirurgo, il popolo italiano. Questa è legittima difesa dai malfattori. In nome della nostra Costituzione ci prenderemo la nostra sovranità, la Costituzione è il nostro baluardo”. Tuttavia, ha specificato che chi protesta non farà “nulla di illegale”. “Stiamo collaborando con la questura di Roma per andare in maniera legale – prosegue -. Tra domani e dopodomani avremo la data, sarà probabilmente la prossima settimana”. Nel corso del comizio a Torino, Calvani ha precisato: “La nostra è una battaglia difficile, è la battaglia del popolo senza bandiere e senza sindacati. Chiediamo scusa se abbiamo creato problemi – ha puntualizzato di fronte a circa cinquecento persone – e ringraziamo le forze dell’ordine per essersi tolte il casco. Ora comportiamoci bene: non possiamo seminare violenza”.
La protesta, intanto, non accenna a fermarsi. Ferro, però, dichiara che “c’è troppa confusione”. E per questo giovedì è stato indetto un vertice del coordinamento. “Ci incontreremo – spiega all’Adnkronos – per fare ordine. Arrivano richieste di incontri separati. Questa è una protesta dei lavoratori e non degli spaccavetrine”. “Quello che più ci dispiace – continua il leader – è che il governo ha preso in considerazione solo l’aspetto dell’ordine pubblico lasciando da parte le ragioni della protesta. Noi ci teniamo a chiarire che prendiamo le distanze da ogni forma di violenza e dagli estremismi – sottolinea – che siano di destra o di sinistra. Vogliamo che sia chiaro a tutti chi siamo e cosa chiediamo”.
Torna sul tema anche Ferro che spiega: “In una prima fase poteva anche farci piacere che la sigla dei Forconi fosse stata presa a simbolo dello sciopero ma adesso la situazione è degenerata: i Forconi respingono il tentativo di macchiare la propria sigla, dietro la quale c’è un movimento di agricoltori e autotrasportatori che da anni rivendica interventi da parte dei governi contro il disagio sociale provocato dalla crisi economica”. E conclude: “Purtroppo nel movimento si sono infiltrate frange eversive, a cominciare da Forza Nuova. Non ci stiamo a passare per teppisti e delinquenti, quelli ci sono ma non siamo noi. Noi vogliamo solo che il governo ascolti quello che abbiamo da dire sui problemi che affliggono l’agricoltura, l’artigianato, i piccoli imprenditori”.