“Diventerai obeso se mangi troppe merendine”: dimenticate questa e altre minacce simili. Con i bambini non funzionano, anzi rischiano di sortire l’effetto opposto e indesiderato. Servono invece approcci didattici coinvolgenti e magari anche divertenti perché i piccoli acquisiscano nel tempo delle sane abitudini alimentari. A rivelarlo è lo studio “Cibo, cultura e identità – possibili percorsi per la scuola primaria”, dell’Università di Milano-Bicocca

La ricerca ha coinvolto nella sua prima fase 15 docenti di 9 istituti scolastici della Lombardia, e successivamente è stato esteso a sette province lombarde: hanno partecipato in tutto 150 insegnanti insieme ad altre venti figure professionali fra dietiste, dietologi, operatori di ASL e di orti botanici. Secondo i risultati il cosiddetto “metodo prescrittivo” non è efficace: in altre parole approcciarsi alla tavola come si fa davanti a una lezione di imparare non serve ad allontanare i bambini dal pericolo rappresentato da cibi grassi e ricchi di conservanti. Tanto meno – come si accennava – è utile colpevolizzarli o terrorizzarli prevedendo severe punizioni per ogni snack in più.

«L’idea su cui si fonda il progetto – ha spiegato la coordinatrice Elisabette Nigris, docente di Didattica e Pedagogia Speciale – è quella secondo cui la complessità del rapporto fra uomo e cibo non può essere ridotta e ricondotta a meri contenuti disciplinari e non può prescindere dal fatto che il rapporto col cibo richiama dinamiche relazionali profonde. L’educazione alimentare quindi non può essere tradotta in termini di regole nutrizionali e nemmeno di dettami etico-comportamentali, che non tengano conto delle rappresentazioni individuali, sociali e culturali di cui sono portatori i comportamenti alimentari dei singoli soggetti».

Consapevolezza e dialogo sono le chiavi di accesso a una corretta alimentazione fin dalla più tenera età: stando alla ricerca dell’università meneghina, ai genitori e agli insegnanti deve essere assegnato il non semplice compito di creare delle situazioni piacevoli e un contesto didattico ma gradevole e positivo: sedersi a tavola a parlare, coinvolgere i figli nella preparazione del cibo, utilizzare strumenti indiretti come immagini, storie o video, per lasciare al bambino la scelta di aderire alla proposta educativa assecondando i propri modi e tempi.

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