Non sono così schematico ovviamente, specie nel mese in cui ho bevuto più vini rossi calabresi della mia vita (ne scriverò prossimamente), ma ultimamente è soprattutto il Barbera, nella sua versione più fresca e tradizionale a rallegrarmi molti pasti.
Ecco tre campioni di bevibilità provati ultimamente. Per i rossi concentrati e legnosi meglio rivolgersi da un’altra parte. E in altre regioni.
Carussin- Asinoi
Ho bevuto il 2011 e il 2012. Mi è piaciuto più il primo, ma entrambi sono campioni di naturalismo e di beva. Coltivazione biodinamica, interventismo in cantina ai minimi, lunga macerazione e affinamento in acciaio: è fresco, fruttato e vinosissimo. Non è bottiglia da degustare, ma da bere senza indugio, paradigma della barbera astigiana. Ampi sorsi, conseguente piacere. Sotto i 10 euro.
Adriano Marco e Vittorio
Ci spostiamo ad Alba (San Rocco Seno d’Elvio precisamente) ancora con un 2012 convincente e assimilabile per caratteristiche al Carussin. Meno rusticità contadina e più “esecuzione” per un vino di grande affidabilità, ma anche meno selettivo. Personalmente la trangugio con vero gusto. Una barbera succosa e gustosa, perfetta per accontentare il suocero senza essere masochisti. Abbondantemente sotto i 10 anche questa.
Trinchero – Vigna del Noce
Un’istituzione delle potenzialità d’invecchiamento del vitigno. Siamo di nuovo ad Asti in un’azienda che ha una storia plurigenerazionale e vigne vecchie fino a 80 anni! Ho bevuto il 2002 che, in controtendenza con un’annata generalmente sfortunata, mi ha davvero sorpreso. Suadente al naso dove domina la tipica ciliegia del Barbera, ma non mancano i toni minerali e terrosi; splendido in bocca con un’acidità e una salinità vibrante. Il prezzo è sui 20 euro. Chiosa da dire a tavola con aria risaputa: “un vino d’altri tempi”.