Mondo

Immigrati, l’eterno ritorno dei rifugiati in Togo: una settimana normale

Il 3 maggio di quest’anno hanno attaccato e bruciato una parte del campo dei rifugiati avoriani in Togo. Tra coloro che a causa di ciò sono fuggiti in Algeria ci sono Abraham, Modeste e Emmanuel. Arrivano il lunedì mattina con la polvere negli occhi e sulle borse lasciate incustodite sotto il sole di Niamey. Per internet hanno scoperto che in Algeria c’è lavoro e si aiutano i rifugiati a proseguire gli studi. Ad attaccare il campo sono stati i soldati togolesi e miliziani non identificati. In Algeria hanno alloggiato per qualche giorno in un hotel e poi si sono rifugiati in un cantiere edile fino alla partenza del ritorno. Sono tornati meno liberi di prima nel Togo da cui in fondo non erano mai partiti.

Ghislain appare il pomeriggio dello stesso giorno e si presenta come giornalista, scrittore e muratore che fa corsi di informatica. Parla abbastanza bene lo spagnolo ed è fluente in inglese, il francese è la sua lingua madre. Lavora in un cantiere edile e dice che non gli fa bene la polvere del cemento e quella della solitudine che gli assomiglia. Ha traversato la Nigeria, il Niger, la Libia, il Mali e il Senegal. Ha contatti con la famiglia in Camerun, i due fratelli e la sorella maggiore. Per loro ha scelto di partire e continua ad imparare dalla vita. Ha più dell’età della sua carta consolare stampata in Senegal e resa superflua dalle frontiere. Scrive la sua storia coi ricordi abbandonati al vento.

Francis arriva il secondo giorno di mattina col mondo ancora nuovo dall’incertezza. Si chiama Weah e arriva dalla Liberia che non vede da tredici anni. Nel duemila ricominciava la guerra che non si era mai interrotta dal 24 dicembre del 1989. Un pugno di guerriglieri iniziavano la ribellione che avrebbe ridotto il paese a un campo profughi gestito dal nulla. Si trova in Libia perché segue un libanese che apre un ristorante a Tripoli. Fugge prima dell’inizio della guerra. Da allora gli anni si inseguono senza logica apparente. Finisce ad Agadez nel Niger. Si dice disposto a fare qualunque mestiere pur di tornare a casa. Quello di barbiere che tra tutti è quello da inventare ogni giorno.   

All’imbrunire dello secondo giorno emerge Joseph dalle acque del Giordano. Lavorava in un hotel dove secondo la tradizione il Cristo era stato battezzato. Nel telefono custodisce le foto con la targa ricordo dell’hotel sul Giordano. Vorrebbe trovare ancora quell’acqua e chiede come fare per averla. Prima era stato nel Sudan dove si trova sua moglie e i quattro figli. Originario della Guinea ha vissuto parte della sua vita in Liberia. Lì si era sposato con Mamy che non vede l’ora di far tornare dal Sudan. Ha traversato l’Egitto passando il mar Rosso a piedi asciutti. Ha visto da lontano il Sinai ma è solo l’acqua del fiume che gli interessa. Spera un giorno di tornare per il suo battesimo.  

Fiston aveva già pagato 1.500 euro per raggiungere la Spagna da Tangeri. Avevano appena salpato quando la polizia li ha intercettati, imprigionati e poi deportati alla frontiera. Ha camminato fino ad un villaggio in Algeria per pagarsi il viaggio fino alla capitale. Coltivando ortaggi nei campi dell’oasi. In Congo lo aspetta la moglie e tre figli in nome dei quali era partito nel 2010 per non raggiungere l’Europa. Annie di tre anni, Jocelyne di undici e Jasques di otto anni. Spera di rivederli perché il viaggio di ritorno è ancora lungo. Ad Algeri ha lavorato per tre mesi in un cantiere edile e ora cerca di ricostruirsi una vita. Di origine congolese è arrivato il terzo giorno della settimana.

Anche Mustafà voleva raggiungere l’Europa. e aveva affidato 3.000 dollari al conducente. Dopo essere stato derubato del denaro gli rimanevano le braccia per lavorare. Ha trent’anni e manca dal suo paese da dieci. La guerra della Liberia è durata quindici anni e la sofferenza molto di più. Gli sono nati due figli in Algeria.Ora si trovano ad Agadez  e spera di farli venire a Niamey con la madre. Non ha un lavoro fisso e si adatta alle circostanze del momento. Anche lui è alloggiato all’Ecogare di Wadatà. Un luogo di transito per i passeggeri che rincorrono il destino che si allontana quando ci si avvicina. Proprio come l’utopia. Anche lui ha arriva il terzo giorno.

Il giorno dopo passano Francis, Anne Marie, Sara e Ester di ritorno senza la madre che preferisce l’Algeria. Trésor e Abbas transitano il giorno seguente dopo aver penato coi cinesi in Algeria.

Traoré arriva presto di mattina e comincia a dormire. E’ arrivato il sabato.