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Musica: i viaggi fuori dai paraggi di Daniele Sepe

album_daniele_sepe“Molti nemici, tanta fatica. Forse si potrebbe partire da questo assunto per provare a raccontare Daniele Sepe […] Chi sono i nemici ideali di Daniele Sepe? I propugnatori di un ordine diffuso e rassicurante. Quelli che fanno le scatole e le riempiono dopo aver scritto sul coperchio cosa conterranno”, scrive lo scrittore Giorgio Olmoti nel libretto della raccolta, Viaggi fuori dai paraggi 2. Sepe è uno dei più grandi ed eclettici musicisti italiani, che meriterebbe molto più di quanto abbia raccolto in questi anni. Un artista che ha pagato a caro prezzo il suo essere antagonista in un’Italia che premia solo il servilismo di quegli artisti che sanno bene cosa dire e cosa fare per non mettersi nessuno contro. Dopo 6 mesi dall’ultimo album, In vino veritas, il Sepe torna con tanto di cresta punk, con una raccolta (due dischi) di 34 brani rimasterizzati e/o rimixati, di cui 4 inediti, per un totale di 160 minuti di musica per raccontare quasi 25 anni di militanza musicale e politica. Si passa dalla titletrack di Vite Perdite, uno dei dischi più importanti del musicista napoletano, alla bellissima versione della celebre Tarantella del Gargano cantata da una strepitosa Brunella Selo. Il classico di Victor Jara, Te recuerdo Amanda, cantata dalla calda e storica voce di Auli Kokko, sino ad arrivare al capolavoro di Sovietica Vesuvianità, scritta insieme al compianto Dario Iacobelli. E ancora Radisol, Tammurriata nera, fino alle più recenti Democratic party, cantata dal bluesman Mario Insegna, Bammenella ‘e copp’ ‘e quartiere di Raffaele Viviani, cantata dalla bravissima Floriana Cangiano e a chiudere, Valse Bomba, colonna sonora di The wholly family di Terry Gilliam. Un ottimo regalo di Natale per chi sa apprezzare la musica.

Un album doppio per ripercorrere quasi un quarto di secolo di musica. Come hai scelto i brani di Viaggi fuori dai paraggi?

Con molto sacrificio, un po’ insieme agli amici, ai colleghi musicisti e alla compagneria di Feissbuk. Non è facile scegliere tra brani che sono tutti figli tuoi. In generale ho dato la priorità alla varietà o al significato politico o storico, come nel caso di Jara, Salvatore o Yupanqui.

Bellissima la foto di copertina, dove eravate?

Era il 1968. La foto è stata scattata da mio padre sulla “fettuccia di Terracina”. Mio padre faceva il “piazzista”, il commesso viaggiatore insomma, e con la macchina ci lavorava. In quel caso la 850 aveva appena segnato i 100.000 km.

Come il tuo ultimo album, anche questa raccolta è autoprodotta, addirittura hai scelto di non avere l’ufficio stampa per la promozione. È possibile fare musica in questo modo?

È possibile, ma è poco redditizio. Oggi non esiste quasi più un pubblico militante, di appassionati. La vendita al dettaglio è delegata alle grandi catene, dove il prodotto indipendente annega tra le promozioni delle major.

Sei d’accordo con chi dice che la musica deve essere gratis?

In parte sì, sarei completamente d’accordo se lo fosse anche la produzione. O se almeno ci fosse una forma di sostegno da parte dello Stato, come avviene per il teatro, il cinema o la musica classica.

Venti anni fa c’era un circuito underground forte che passava dai centri sociali e che spesso rischiava di arrivare in classifica. Cosa è cambiato in questi anni?

È cambiato che non esistono più nemmeno i negoziati dove il commesso ne capiva qualcosa di quel che vendeva.

Quale potrebbe essere una soluzione?

La soluzione migliore sarebbe gestire tutto in digitale con un proprio negozio online dove vendere anche i pdf dei libretti. Prince ci provò, ma gli andò male.

Cosa pensi delle primarie del Pd?

Lo stesso che penso delle elezioni in genere. La delega rappresentativa serve a farti illudere di contare qualcosa. Vai a chiedere un mutuo in banca ed hai l’esatta percezione di quanto tu sia importante per il sistema.

Hai mai votato?

Poche volte e me ne sono sempre pentito. Me ne pentii quando votai Negri con i Radicali, e poi lui si dissociò. Me ne sono pentito quando ho votato Rifondazione e loro rifinanziarono le missioni militari all’estero e sostennero il governo Dini.

Cosa dovrebbe accadere per portarti a votare?

Mi date 100 euro e un pacco di pasta e vado a votare.