Cinema

Nymphomaniac, Lars von Trier vorrebbe tornare a Cannes con il director’s cut

La pellicola con Charlotte Gainsborug nella versione corta dura quattro ore e ha faticato a trovare distribuzione. Complici anche gli scarsi risultati di Antichrist che costò 630mila euro e incassò tra sala e homevideo 440mila. Il regista aspira a tornare sulla Croisette che l’aveva dichiarato persona non grata per le sue tirate antisemite

Quattro ore, oppure (director’s cut) cinque ore e mezza: che preferite? Attenzione, parliamo di sesso, meglio, di porno: forse, nemmeno Rocco Siffredi (all’apice della potenza) reggerebbe tanto, ma nel vostro caso, tranquilli, si parla di vescica. Riuscirete a stare sulla poltrona in sala per 330 minuti, mentre sullo schermo fornicano come conigli?

Lo spettro del sadomasochismo si aggira per l’Europa, complice il danese pazzo, ribelle, furbo, malato Lars von Trier, che dopo aver smaltito la depressione con Melancholia ha in canna il ritorno in grande stile: Nymphomaniac, da alcuni già ribattezzato La corazzata Potemkin – povero Eisenstein, s’era pure contenuto in 75 minuti – del porno d’autore.

Il peccato è sempre nell’occhio di chi guarda: noi santificheremo il Natale con il cinepanettone di Neri Parenti e i suoi derivati (Brizzi e Pieraccioni), Danimarca e Spagna con la ninfomane (autodiagnosticata) Charlotte Gainsbourg, che in otto snelli e agili capitoli mette a parte Stellan Skarsgård delle sue infoiate vicissitudini dalla nascita ai 50 anni. Bello, eh? Il trailer – lo trovate su YouTube – fa gola: s’intende, gola profonda. Fellatio e sperma, culi sculettanti e sculacciati (hallo spanking!), molotov, pistole e altre amenità (una salita per le scale dichiara postumi di violenta sodomia…): insomma, l’antipasto di gangbang è servito, ma se a godere – davvero – fosse solo l’ineffabile Lars? Noi, a oggi, siamo al riparo: Nymphomaniac non ha distribuzione in Italia, e per averlo su firmiamo.it è stata lanciata una petizione ad hoc. Scarsi i risultati: obiettivo 10 mila, 1.700 le firme raccolte in una settimana.

Moltiplicatele per il costo medio di un biglietto, diciamo 8 euro: ebbene, 13.600 euro d’incasso, più o meno certo sulla carta, potrebbero smuovere i nostrani distributori? Macché. Lars von Trier è un Giano bifronte. Micragnoso: per vendere un film, si limita a comunicarne titolo (tweet) sinossi e cast, prendere o lasciare. Esoso: non li vende a prezzi stracciati, tutt’altro, perché anche la sua art pour l’art ha un limite. Il suo distributore storico in Italia, Lucky Red, ha lasciato, anzi, aveva già lasciato (l’ultimo Melancholia era targato Bim), per colpa di un flop che per sesso e violenza ha delle analogie con Nymphomaniac: Antichrist, che nel 2009 tra lancio e minimo garantito costò alla società di Andrea Occhipinti 630 mila euro, per un incasso in sala di 220 mila e 200 mila di homevideo (zero televisione). 

Un passivo di 190 mila euro difficile da digerire, dunque, questa petizione che pietisce? Vedremo, in realtà, si rincorrono voci di un accordo distributivo in fase di definizione (poi andato in porto con la Good Films), mentre i dietrologi indefessi vedono lo zampino di Lars dietro tutto: non solo i clippini hot, i poster orgasmatici dei protagonisti sul sito ufficiale, che fanno tanto porn marketing, ma pure queste disinteressate raccolte firme. Oltre alla fedelissima Gainsbourg, già in Antichrist e Melancholia, i primi a cadere nel tranello – se preferite, tra le braccia – del Nostro sono state le star, hollywoodiane e non, accorse in massa per una posa o poco più: Shia LaBeouf (già a nudo per un video dei Sigur Ros, coraggio), il calante Christian Slater, il Billy Elliot Jamie Bell, l’altissima purissima Uma Thurman, l’affezionato Willem Dafoe e Jean-Marc Barr, che dopo E la chiamano estate non lo spaventa più nessuno.

Tutti alla corte di Lars, che ha un obiettivo inconfessabile: tornare in pompa magna – letteralmente – al festival di Cannes, quello stesso che l’aveva dichiarato persona non grata nel 2011 per le sue tirate antisemite. Tornare come? Ovvio, con il director’s cut opportunamente “mascherato” da inedito: il direttore Thierry Fremaux ha nicchiato, ma se la corazzata Potemkin del porno attraccasse davvero in Costa Azzurra?

Dal Fatto Quotidiano del 13 dicembre 2013

Modificato da redazione web alle 12.11 del 14 dicembre 2013