Il governo aveva stimato l'effetto in 1 miliardo di euro, ma ne sono entrati meno di 200 milioni. L'imposta, così come è stata formulata inizialmente, esenta infatti il 98% delle 12mila miliardi di transazioni finanziarie che ogni anno avvengono in Italia
In pochi erano ancora convinti che la Tobin tax avrebbe portato a un giro di vite sull’attività degli speculatori in Borsa e a un arricchimento consistente delle casse pubbliche. Ma ora è arrivata la conferma. “Mancano circa 800 milioni sul 2013 di gettito della Tobin tax”, ha dichiarato lo stesso esecutivo in commissione Bilancio alla Camera dove è in discussione una revisione della tassa sulle transazioni finanziarie. Dal primo marzo scorso, quando è entrata in vigore, al 31 dicembre 2013, “il governo aveva stimato l’effetto in circa 1 miliardo e invece sono entrati meno di 200 milioni”, ha precisato Luigi Bobba (Pd), primo firmatario dell’emendamento alla legge di Stabilità che, alla luce del flop, punta a rivedere il meccanismo dell’imposta “abbattendo l’aliquota e allargando la platea”.
Il buco da 800 milioni, d’altronde, era prevedibile. La tassa, così come è stata formulata inizialmente, di fatto esenta il 98% delle 12mila miliardi di transazioni finanziarie che ogni anno avvengono in Italia. L’emendamento, se fosse accolto, tasserebbe anche le singole operazioni realizzate nella sessione di mercato, in modo da colpire i comportamenti speculativi. Attualmente, invece, la Tobin tax non è pagata da day trader, market makers, venditori e acquirenti di obbligazioni e da chi specula su credit default swap. A pagarla sono soltanto coloro che hanno acquistato azioni per tenerle in portafoglio per un periodo medio lungo, ovvero coloro che agitano meno il mercato per la fretta di guadagnare.
Con l’emendamento alla legge di Stabilità, i sostenitori della proposta puntano a rendere più incisivo il provvedimento. “L’idea è quella di pagare meno ma pagare tutti – spiega Bobba – abbassiamo radicalmente le aliquote (che andranno dallo 0,01 allo 0,02 sui mercati non regolamentati) e si tassano tutte le operazioni, tutti i titoli, soprattutto i derivati che sono l’80% di tutte le transazioni, tranne i titoli di Stato. Inoltre la norma scoraggia le transazioni ad alta frequenza, quelle ad esempio fatte in automatico con il computer per le quali è prevista una tassazione doppia”.
Anche la Tobin rivisitata dovrebbe inoltre andare a riduzione del peso fiscale sul lavoro: “Sarà una misura più efficace e più equa e il gettito andrà a riduzione del cuneo fiscale che grava su lavoratori e imprese. Puntiamo ad un gettito di 1 miliardo scontando anche che le transazioni potrebbero diminuire, soprattutto quelle seriali”.
“Il nostro emendamento – spiega Edoardo Fanucci, uno dei firmatari – è una grande opportunità di introdurre criteri di equità e trasparenza, estendendo a tutte le transazioni sui prodotti derivati una tassa dello 0,01 per cento. Si tratta, in sostanza, di migliorare la norma attuale che pesa solo su alcuni operatori, abbassando l’aliquota secondo il principio di far pagare meno ma tutti. La Tobin tax risponde ad un obiettivo fondamentale del Partito Democratico, cioè quello di spostare le risorse dalle rendite al lavoro perché il nuovo gettito sarebbe usato per abbassare il cuneo fiscale. Sarebbe davvero un peccato se il governo non cogliesse questa opportunità”.