Entra anche l’Eni nell’inchiesta sulle irregolarità legate al rimpatrio, in Kazakhistan, di Alua e Alma Shalabayeva, figlia e moglie dell’oppositore e oligarca Mukhtar Ablyazov, tuttora detenuto in Francia. A indagare sul presunto coinvolgimento della società è la Procura di Roma, a seguito di un esposto depositato dalla stessa multinazionale “per verificare” quanto emerso nel corso di Report. Durante la trasmissione, infatti, sono stati riportati “fatti e asserzioni” che Eni “ritiene false e lesive della propria immagine”. Secondo l’amministratore delegato Paolo Scaroni, infatti,”Eni è estranea alla vicenda”. “Noi non ne sappiamo niente, non la conosco (riferendosi ad Alma Shalabayeva, ndr), non ci ho mai parlato al telefono, non conosco tale Ablyazov né l’ambasciatore”.

Del presunto ruolo dell’Eni nella vicenda ne parlò in un’intervista di un dirigente della società fatta in via anonima al programma Report. Il pm Eugenio Albamonte, titolare degli accertamenti, ha acquisito il servizio giornalistico trasmesso nelle scorse settimane ed ora vuole approfondire la vicenda. Nell’intervista, l’anonimo dirigente Eni ha dichiarato che il governo kazako, avuto sentore che Ablyazov fosse in Italia, avrebbe interpellato il colosso dell’energia al fine di risolvere il caso.

Roma e Astana sono legati da importanti interessi economici. In un’intervista del luglio 2011, l’ambasciatore in Italia Almaz Khamzayev in un’intervista aveva spiegato che “al cospetto del Presidente Nursultan Nazarbayev e del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sono stati sottoscritti cinque accordi bilaterali di natura interstatale e intergovernativa nonché quattro documenti commerciali tra imprese kazake e grandi gruppi italiani, come Eni e Finmeccanica“. Già nel 2010, si tenne un business forum tra i due Paesi che produsse 12 accordi commerciali dal valore di diverse decine di miliardi. Accordi che, tuttavia, erano di portata minore rispetto a quanto previsto dal trattato di partenariato strategico.

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