Sicuramente un terzo dei comacchiesi vogliono cambiare provincia. L’esito del primo referendum consultivo indetto nel paese lagunare ha emanato il suo verdetto: l’88.82% dei voti validi si è espresso per il sì al passaggio sotto la provincia di Ravenna del comune di Comacchio. Un 88 percento che vale sulla carta 5.195 preferenze (contro 614 no), per un’affluenza del 30.70% degli aventi diritto.

“Una giornata storica” l’ha definita il sindaco pentastellato Marco Fabbri, che ora si prepara a dare corpo alla volontà espressa dai suoi cittadini, seppur una minoranza. La circostanza che appena un terzo degli elettori si sia recato alle urne non inficia però il risultato del referendum consultivo. Il consiglio comunale aveva infatti approvato la delibera per far valere il quorum zero, validando così qualsiasi risultato finale a dispetto della partecipazione al voto. “Ora ci sarà il passaggio in commissione e consiglio comunale, dopodiché si aprirà l’istruttoria parlamentare e il parere della Regione”. Nel giro di circa due anni il passaggio di Provincia potrebbe essere concluso.

Comacchio coglie così una rivincita verso la provincia di Ferrara e i comuni limitrofi (tutti con amministrazioni emanazione del centrosinistra) contro le quali negli ultimi tempi ha avuto più di una occasione di conflitto. A cominciare dalla contestatissima creazione dell’ospedale del Delta, nella vicina Lagosanto, vista come “uno scippo” del proprio ospedale da parte dei comacchiesi. Vengono poi il mancato raccordo ferroviario, il mega progetto di idrovia per collegare Ferrara al mare che tralascia il collegamento del Ponte Albani tra Porto Garibaldi e Lido degli Estensi, atteso da decenni. Per finire, storia di questi giorni, con il mancato rispetto degli accordi siglati con Errani per mantenere operativo il locale ospedale San Camillo.

“Sono sicuramente dinamiche che hanno inciso sulla scelta della popolazione – conferma Fabbri -, ma non dimentichiamoci che questo responso deve far riflettere la Regione che ha vincolato le unioni di comuni alle coincidenze territoriali delle province di appartenenza”. E in un eventuale unione con gli altri comuni del delta ferrarese il destino per Comacchio era già segnato: nonostante fosse il comune maggiore, con 22mila abitanti e i sette lidi che portano nei mesi estivi 5 milioni di presenze, avrebbe dovuto cedere a Codigoro (12mila abitanti) lo scettro di capofila.

Ora se unione sarà, le consorelle saranno i paesi ravennati, “con i quali esiste una coincidenza di necessità e di progetti – incalza Fabbri -: A partire dalle uniche due cose sulle quali Comacchio, che non possiede un tessuto industriale e che vede la pesca in grande difficoltà, può oggi puntare. Il parco naturale e il turismo. Voglio immaginare uno sviluppo di questi due settori non da qui a Ravenna, ma da qui a Cattolica. Senza contare il patrimonio di cultura che possiamo offrire con il museo Remo Brindisi e il museo di Arte contemporanea, da sempre snobbati in terra di Ferrara”.

E sempre da Ferrara, dal Castello estense, sede della Provincia, arriva l’ennesima frecciata in direzione dell’amministrazione Cinque Stelle. “L’affluenza al referendum si ferma al 30% – fa notare la presidente Pd Marcella Zappaterra -. Il restante 70% non ha considerato questa come una priorità o una vera soluzione per i problemi di quel territorio. Sgombrato il campo da questa discussione che dura da mesi speriamo adesso non si perda altro tempo, non si inventino di diventare repubblica autonoma come San Marino e ci possiamo mettere attorno ad un tavolo a ragionare di sviluppo”.

“Le nostre aspettative a livello di affluenza – replica il sindaco – non erano quelle delle amministrative o delle politiche. Mi chiedo però cosa pensi la Zappaterra del risultato referendario di Migliarino (che quest’anno ha votato per unirsi con Migliaro e Massa Fiscaglia, paesi del Medio ferrarese, ndr), dove il 38% di cittadini che ha deciso anche per il restante 62%. Allora non disse nulla al sindaco Pd che gioiva del risultato”.

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