“Come nascono i bambini?”. Quante volte ho sentito questa domanda dai miei allievi. E quante volte ho assistito a discussioni tra loro: “Mio papà mi ha spiegato tutto”; “Mia mamma mi ha detto che basta volersi bene”; “Allora se io voglio bene a Luca e a Marta posso avere dei bambini”.
Il tema dell’educazione sessuale rischia di diventare una patata bollente per il Ministero dell’Istruzione e per il Parlamento che dovrà fare i conti con le indicazioni della sezione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità e del Centro Federale tedesco per l’educazione alla salute che invitano a trattare l’argomento in maniera curricolare e multidisciplinare fin dalla scuola primaria. Una rivoluzione per l’Italia che ha una proposta di legge ferma dal 1975 in Parlamento. Una proposta che ha scatenato subito l’onorevole Paola Binetti, che nelle scorse settimane ha presentato un’interrogazione al Ministro della Salute con la quale bolla il documento dell’Oms come “indistinguibile da un manuale di corruzione dei minori, nonostante il lessico voglia apparire scientificamente fondato e ispirato alla ideologia di genere, mentre contraddice principi elementari di opportunità e di prudenza nella formazione dei minori in questo delicato campo”.
La cattolicissima Binetti si spaventa di ciò che potrebbe fare quella terribile istituzione educativa che è la scuola e scrive nell’interrogazione: “Il documento dell’Organizzazione mondiale della sanità, nelle premesse, chiarisce che il compito di condurre i bambini e i ragazzi alla scoperta delle loro facoltà sessuali ricade prima di tutto sulla scuola, sugli psicologi, psicoterapeuti e sessuologi e non sui genitori che spesso «non sono all’altezza del compito» e poi questi spesso «si imbarazzano ad affrontare l’argomento»; le linee guida proseguono stabilendo che l’educazione sessuale deve iniziare sin dai primissimi giorni di vita e deve perciò essere inserita come materia obbligatoria nelle scuole primarie e secondarie”.
In realtà le linee guida dell’Oms non dimenticano il tema della formazione degli insegnanti e nemmeno la stretta collaborazione con i genitori e la comunità che vanno coinvolti nell’educazione sessuale scolastica. Forse la Binetti non sa che il 31% delle ragazze italiane ha avuto il primo rapporto sessuale tra i 14 e i 16 anni. Dati che ci obbligano a rivedere il sistema scolastico italiano: spiegare cos’è un preservativo a 10 anni o aiutare i ragazzi ad avere un approccio sereno con la sessualità soprattutto ora che attraverso la rete scoprono un mondo surreale, dovrebbe essere necessario quanto insegnare gli Egizi o gli Appennini.