Un incarico “gravoso” e accettato solo per aiutare l’Italia in una fase di passaggio. Tanto che se il Parlamento non procederà con le riforme, lui potrebbe abbandonare. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dello scambio degli auguri di Natale al Quirinale, detta l’agenda delle riforme urgenti e ribadisce i limiti del suo mandato.“Non mancherò di rendere nota ogni mia ulteriore valutazione della sostenibilità in termini istituzionali e personali, dell’alto e gravoso incarico affidatomi”. Ad ascoltarlo tutte le più alte cariche dello Stato, dai ministri del governo Letta fino al neoeletto segretario del Pd Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, l’unico a violare il dress code della serata e il primo ad andarsene senza partecipare al brindisi, è reduce da un discorso di apertura dell’assemblea del Pd dove non ha mai citato il Capo dello Stato. Inesperienza e disattenzione per alcuni, strategia per altri. Il rottamatore potrebbe essere il nuovo motivo di instabilità nel governo delle larghe intese e Napolitano davanti alla platea di ministri e politici ribadisce: “No al voto anticipato“. E soprattutto ricorda che il regista delle larghe intese è sempre il Colle: “Nel ringraziare il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni per la fiducia, ebbi modo di indicare inequivocabilmente i limiti entro cui potevo impegnarmi a svolgere ancora il mandato di presidente. Anche di quei limiti credo abbiate memoria“. Un avvertimento che suona come una minaccia: in caso di crisi e di mancate riforme il Capo dello Stato potrebbe dimettersi, invece di sciogliere le Camere, lasciando il Paese in una situazione di stallo. “Gli italiani chiedono risposte”, ha continuato il Presidente, “non elezioni dall’esito incerto”. Tra i provvedimenti più urgenti da affrontare secondo Napolitano: la riforma della legge elettorale e della giustizia, per le quali lancia un appello anche a Forza Italia perché non resti in disparte. E il premier Letta risponde sull’attenti: “Domani il Consiglio dei ministri darà seguito ai moniti di Napolitano. Il suo è un discorso che dà speranza”.
Sulla decadenza di Berlusconi da senatore invece, il Capo dello Stato ci tiene ancora una volta a negare i retroscena che lo vedono protagonista: “Berlusconi non è autorizzato a evocare colpi di Stato o oscuri disegni. Contro di me è avvenuto uno spudorato rovesciamento della realtà”. Una constatazione, dice il Presidente, che però riconosce il ruolo svolto dal Cavaliere: “Non ignoro l’effetto traumatico che ha avuto sul quadro politico la sentenza di condanna della Cassazione nei confronti di Berlusconi, per il ruolo di primo piano che egli ha svolto per un periodo lungo della vita politica e istituzionale del Paese. Sempre e dovunque negli stati di diritto – ha aggiunto – non può che riaffermarsi il principio di divisioni dei poteri e quindi del rispetto da parte della politica delle autonome decisioni della magistratura”.
Il Paese, secondo Napolitano, non può andare alle elezioni nel 2014, ma prima deve far fronte alle riforme costituzionali: innanzitutto la legge elettorale. “Gli italiani vogliono risposte, non nuove elezioni. E’ importante che l’Italia continui a essere governata. L’Europa ci guarda e bisogna nutrire la stabilità piuttosto che l’aspettativa di un voto anticipato dall’esito più che dubbio. E’ necessario un impegno per le riforme costituzionali e per una nuova legge elettorale anzitutto nella maggioranza, ma anche con tutte le forze dell’opposizione”. A questo proposito, il Presidente ricorda che quando saranno rese pubbliche le motivazioni della consulta sull’incostituzionalità del Porcellum, queste potranno dare suggerimenti utili al Parlamento. E tra i provvedimenti urgenti elenca: superamento del bicameralismo paritario, snellimento del Parlamento e semplificazione del processo legislativo. “Sono questioni vitali per la funzionalità e il prestigio del nostro sistema democratico”. Necessità di interventi che, il Capo dello Stato ha più volte annunciato all’esecutivo e che, dopo l’uscita di Forza Italia, chiede che non vengano abbandonati. “Vorrei rivolgere uno schietto appello al partito che il 2 ottobre scorso si è distaccato dalla maggioranza originaria guidata da Letta, perché quella rottura non comporti l’abbandono del disegno di riforme costituzionali”. Senza dimenticare naturalmente la riforma della giustizia: “Le condizioni disumane delle carceri richiedono un intervento immediato delle Camere”.
A preoccupare il Presidente della Repubblica è il malessere sociale del Paese: “La crisi che ha investito l’Eurozona ha messo a dura prova la coesione sociale. Le più elaborate previsioni 2014 segnalano un rischio diffuso di tensioni e scosse sociali: un rischio che deve essere tenuto ben presente e fronteggiato in Italia”. E chiede “massima attenzione” a coloro che vivono nel “disagio” e che “possono farsi coinvolgere in proteste violente, in uno sterile moto di opposizione totale”. L’appello del Capo dello Stato è alle forze parlamentari: “Le assemblee sono il pilastro della nostra democrazia e spero che possa affermarsi in ogni momento un clima di civile confronto ed impegno nei confronti dei diritti delle forze che vi sono rappresentate nell’affermazione delle regole che si si sono date”.
Letta ringrazia e subito si mette in linea promettendo di intervenire in Consiglio dei ministri sui suggerimenti di Napolitano. Chi non digerisce le parole del Capo dello Stato è Forza Italia: “Constatiamo con sconcerto”, ha commentato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, “e amarezza il ruolo di supporto che il presidente esercita nei confronti del governo e della sua maggioranza, travalicando il ruolo assegnatogli dalla Costituzione su cui pure ha giurato. La esternazione del Capo dello Stato, con cui sollecita riforme costituzionali profonde, appaiono anche irrispettose della sentenza della Corte Costituzionale, le cui motivazioni converrebbe attendere, salvo Napolitano non le conosca già o peggio voglia condizionarne la stesura”.