A quel Renzi lì, no, non quello di oggi che va in copertina su Vanity Fair. Quello prudente e compunto, sì, ancora non amico di stilisti e registi, i confusionari, sbrilluccicosi, eccessivi anni Ottanta non potevano piacere. Il segretario ha comunicato all’assemblea democratica il proprio entusiasmo per la quotazione in Borsa di Moncler (italiana). Eppure, in questa politica simbolista e non più simbolica, idolatrica e non più ideologica, Renzi l’ha buttata lì con l’accurata improvvisazione che lo rende mediaticamente vincente: “Avere il Moncler, negli anni Ottanta, significava essere un paninario. Io non li sopportavo”.

Questa è la reazione dei giornali di oggi. Vi può sembrare maniacale, e un po’ stupido, però un’accusa più pesante, definitiva e micidiale il sindaco di Firenze non l’aveva mai rinfacciata a Enrico Letta, che considera quel decennio “straordinario”. E lo ripete da sempre. Fu persino redarguito da Rosy Bindi, cinque anni, allora ministro: “Rappresentò il disimpegno. Un errore elogiarlo”. Ammesso che l’impegno, secondo il codice Bindi, sarà qualcosa di piuttosto noioso: la sfida generazionale fra Enrico e Matteo, che preferiscono farsi chiamare per nome, è un passatempo per i giornalisti. E noi ci abbocchiamo, ogni volta, ci facciamo articolesse d’archivio, interviste seriose, pareri intellettuali. Che siano meglio gli anni Ottanta o Novanta, che siano più fighe le mode di Renzi o di Letta, non ha interessato e non interessa nessuno.

E poi non è misteriosa l’adolescenza di Renzi, non certo un frequentatore di feste dell’Unità e, appunto, panini con salsicce. Questa era la reazione che i giornali di oggi non hanno avuto. Può sembrare masochismo di categoria, ma i giornali, spesso, fanno di tutto per non essere letti. Quando s’appassionano a queste cazzate per iniziati da salotto (o da Twitter, il nostro salotto contemporaneo), buone per un aperitivo o per il dopo-sbornia. Non vi capita mai, da sbronzi, di litigare su Happy Days e sui Robinson? Ora che vuol dire essere anni Ottanta o Novanta? Azzardo: non sapere che cos’è, a spanne, il 2013 e, soprattutto, l’anno prossimo e più prossimo ancora.

Renzi e Letta vanno a cesellare icone (belle o brutte) di un passato che ormai è passato. Per robe serie, non Drive In: la scala mobile, il sorpasso di Pil agli inglesi, i grandi investimenti per le infrastrutture, l’onorabilità di Sandro Pertini. Vorremmo sapere, magari, l’Italia degli anni Venti che s’immaginano Letta e Renzi. Con la preghiera che sia diversa dal secolo scorso.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Copyright: la lotta del governo

next
Articolo Successivo

SIAE: Caro Maestro Paoli, sulla ‘copia privata’ forse ha preso una stecca

next