A fronte di fondi per i colleghi delle private che sono stati quasi del tutto salvati. E così in strada, sotto la sede regionale, è finita a manganellate contro lanci di vernice. Proprio in questi giorni è in discussione il bilancio previsionale per il 2014-2016
Via Formigoni, è arrivato Maroni. Ma in Lombardia la musica non è cambiata, almeno a livello di politiche scolastiche. Questa l’accusa degli studenti che sono arrivati a manifestare in corteo fino al Pirellone. Sotto accusa i forti tagli ai finanziamenti finalizzati ad aiutare le famiglie con figli negli istituti statali. A fronte di fondi per i colleghi delle private che sono stati quasi del tutto salvati. E così in strada, sotto la sede regionale, è finita a manganellate contro lanci di vernice. Mentre nell’aula del consiglio regionale, dove proprio in questi giorni è in discussione il bilancio previsionale per il 2014-2016, la seduta odierna è stata sospesa per mezz’ora a seguito delle urla di protesta partite da quattro studenti e due insegnanti, presenti in tribuna con regolare autorizzazione.
Il bilancio messo a punto dalla giunta prevede per l’anno prossimo una forte riduzione della ‘dote scuola’, destinata alle famiglie meno abbienti degli studenti sia di scuole pubbliche che private. Così dei 23 milioni disponibili nel 2013, 10 di origine regionale e 13 di origine governativa, al momento è stato confermato solo il contributo messo a bilancio da Palazzo Lombardia, che però è stato dimezzato fino a 5 milioni. Un taglio pesante che va a colpire soprattutto chi frequenta istituti pubblici, visto che le risorse destinate esclusivamente agli studenti delle private rimangono quasi intoccate: il cosiddetto ‘buono scuola’ infatti scende dai 33 milioni di quest’anno a 30 milioni, con una riduzione di soli 3 milioni. Peggio di quando a badare agli interessi degli istituti paritari c’era Roberto Formigoni, sostengono gli studenti. Con l’aggiunta che gli assegni per gli studenti meritevoli, che nel 2013 garantivano circa 5 milioni di euro, verranno azzerati.
Alla protesta degli studenti arriva il sostegno del M5S: “I giovani che non hanno voce se la prendono in un’aula ingessata dalle larghe intese”, dichiara la capogruppo in consiglio regionale Paola Macchi. Critico anche il Patto Civico di Umberto Ambrosoli: “Il punto inaccettabile della questione – sostiene la capogruppo Lucia Castellano – anche a prescindere da come la si possa pensare in merito alle scuole paritarie e alla legittimità del loro finanziamento, è l’esito ulteriormente discriminatorio dei nuovi tagli alla scuola pubblica previsti dal bilancio regionale”. Secondo Castellano, “contro il diritto allo studio dei ragazzi lombardi, Maroni riesce a spingersi oltre il suo predecessore”.
I consiglieri del Pd Jacopo Scandella e Fabio Pizzul sottolineano poi che per attribuire la dote scuola si fa riferimento all’Isee, che tiene conto di reddito e patrimonio, mentre per il buono scuola si utilizza un altro indicatore, l’Irf, che tiene conto solo del reddito: “Nella pratica succede che i beneficiari del buono scuola hanno una media di 804 euro a testa, mentre quelli della dote scuola di 142”. La disparità di trattamento tra studenti di scuole pubbliche e private, secondo il Pd, “va sanata subito”.
Un invito che per ora la giunta Maroni non coglie. Nei giorni scorsi l’assessore all’Istruzione Valentina Aprea sosteneva: “I fondi tolti in certe voci rientrano tutti attraverso il sostegno alle famiglie disagiate e attraverso le premialità specifiche per singoli istituti. Non sarà certo questa giunta a far venire meno il pluralismo educativo, siamo in piena continuità con l’amministrazione precedente”. Parole oggi confermate dal governatore leghista: “Noi abbiamo dato soldi sia alla scuola pubblica sia alla scuola privata. Se l’obiezione di chi protesta è di non dare soldi alla scuola privata, la respingo, perché il principio della libera scelta è applicato dalla Lombardia e lo confermo”.
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