Il premier aveva annunciato la misura parlando di "assunzioni", ma nulla è previsto. Stanziati 5mila euro lordi ogni 12 mesi per ciascun professionista under 35 anni e laureato con 110/110 con cui sarà affidato il compito di digitalizzare l'immenso patrimonio culturale italiano. Bando è stato modificato lunedì sera
Cinquemila euro lordi l’anno. Per retribuire 500 professionisti fino ai 35 anni di età laureati con 110 e lode cui sarà affidato il compito di digitalizzare l’immenso patrimonio culturale italiano. Il bando “500 giovani per la cultura” pubblicato il 6 dicembre dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo (il Mibact) guidato dal democrat Massimo Bray ha scatenato l’ira degli archeologi, categoria tra le più bistrattate nel variegato universo della cultura italiana, tra le cui fila figurano archivisti e catalogatori, che hanno annunciato una mobilitazione di piazza per l’11 gennaio: “È un insulto – spiega Salvo Barrano, presidente dell’Associazione nazionale archeologi – come si può pensare di pagare 3,50 euro all’ora per 30 ore settimanali laureati con il massimo dei voti, con competenze specifiche, senza dare loro certezze per il futuro? Soprattutto quando gli elenchi del ministero sono pieni di professionisti già formati che non ricevono un incarico da anni?”. Non solo: il premier Letta ha annunciato la misura parlando di “assunzioni”. Ma viene smentito dal ministro Bray e dalle clausole dello stesso bando.
In Italia c’è un patrimonio culturale sterminato da tutelare. Il ministero dei Beni culturali cerca personale per inventariarlo e digitalizzarlo, trasferirlo dalla carta al supporto digitale. Così il Mibact ha deciso di selezionare 500 laureati “da formare per la durata di 12 mesi” in istituti di cultura, musei, biblioteche, archivi. I requisiti: non aver compiuto i 35 anni all’8 agosto 2013, data di entrata in vigore del disegno di legge ‘Valore cultura’ che prevede il bando; una laurea in una lunga serie di materie, dalle lettere all’archeologia alle Scienze dell’informazione, con una votazione minima di 110/110 oppure un diploma in archivistica, paleografia e diplomatica con un voto di 150/150; la conoscenza dell’inglese attestata da un certificato di livello B2. “L’avviso di selezione non costituisce in alcun modo e non dà luogo alla costituzione di un rapporto di lavoro subordinato”, si legge sul bando, ma l’orario va dalle 30 alle 35 ore settimanali. Compenso, o meglio “indennità di partecipazione”: “Al lordo 5.000 euro annui“.
“Pagare 416 euro al mese, ovvero 3,50 euro l’ora, dei professionisti è un insulto –
protesta Barrano – ma c’è un altro problema: trattandosi di un vero e proprio stage, il bando non potrà essere attuato in diverse Regioni, che prevedono un compenso minimo per gli stagisti”. Nel testo del Mibact non si definisce l’esperienza “stage” o “tirocinio”, ma si parla di “programma formativo”, però si rinvia “alla normativa vigente in materia di tirocinio formativo”. In materia esistono delle linee guida approvate da Stato e Regioni il 24 gennaio 2013, ma il quadro complessivo resta molto fumoso e variegato e in alcune regioni la retribuzione non può scendere sotto i 450 euro: Abruzzo e Piemonte prevedono un rimborso minimo di 600 euro; in Toscana non si va al di sotto dei 500 euro; in Emilia Romagna e in Puglia un tirocinante non può essere pagato meno di 450 euro.
Ma che fine faranno i laureati una volta finito il corso? Enrico Letta, il 21 ottobre a Otto e Mezzo su La7, aveva annunciato: “Abbiamo deciso di assumere 500 giovani per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano. Per la prima volta si è ricominciato ad investire sulla cultura”. Ma di assunzioni non se ne parla, lo chiarisce lo stesso ministro Bray sul proprio sito: “In questo momento, come sapete, il Mibact, e insieme ad esso tutta la Pubblica Amministrazione, non può assumere personale”, è l’incipit dell’editoriale con cui il titolare del Mibact spiega il perché del bando. E per non lasciare adito a dubbi: “In questo momento non possiamo fare concorsi ma abbiamo voluto creare un’autentica occasione di formazione”.
Eppure il 28 novembre, davanti alle commissioni Beni culturali di Camera e Senato, il ministro Bray aveva spiegato che nella pianta organica del ministero mancano all’appello 600 persone e che “al termine del percorso formativo, i laureati che abbiano conseguito un giudizio favorevole saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale” (guarda video al minuto 23) . Nel bando però non si parla di futuro, anzi: “Il rilascio dell’attestato – si legge – non comporta alcun obbligo di assunzione”. “Poi magari alla fine del corso il ministero decide di assumerne alcuni per legge – continua Barrano – e magari proprio in concomitanza con una scadenza elettorale“. Ma il problema è a monte: “Presso le Soprintendenze e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – conclude Barrano – ci sono lunghissimi elenchi di schedatori e catalogatori con esperienza pluri-decennale, in molti casi over 40, che da anni non ricevono incarichi. Perché non far lavorare intanto loro?”.
N.B.
Successivamente alla redazione di questo articolo il Mibact ha pubblicato, nella serata di lunedì 16 dicembre, un decreto che modifica il bando “500 giovani per la cultura”. Le principali modifiche riguardano il voto minimo per accedere alla selezione da 110 a 100 e il requisito sulla conoscenza dell’inglese. È stato inoltre fissato a 600 ore annue l’impegno dei partecipanti. Quest’ultima modifica fa salire di fatto la retribuzione dei partecipanti che non sarà più di 3,50 euro l’ora.
Modificato da redazione web il 17 dicembre 2013 alle ore 15