“Romano Prodi non è iscritto al Pd. Dunque, non fa parte della direzione”. La nota ha dell’ufficiale, il giorno dopo l’elezione della direzione Pd saltano agli occhi gli esclusi. Quasi 200 posti, tra 120 divisi tra i tre candidati, 20 sindaci, più membri di diritto a vario titolo (ex premier, ex segretari, presidenti di Regione, sindaci di città metropolitane, la coordinatrice delle donne, il coordinatore della commissione congresso).
E dunque, fuori Bindi e Finocchiaro, “emblemi” della rottamazione, che non possono essere “ripescate” di diritto come i loro illustri colleghi (D’Alema, Veltroni, Bersani, Franceschini, Epifani e Letta). Fuori anche pezzi di storia come Reichlin, Damiano, la Turco. Fuori il braccio destro di Bersani, Migliavacca. Maltrattati i lettiani più doc di tutti: la De Micheli trova un posto con Cuperlo, restano fuori Marco Meloni e Francesco Russo. Amaro destino quello della Moretti, che ha visto entrare la sua coinquilina Alessia Morani in segreteria e non ha trovato un posto nemmeno in direzione.
Decimati i fioroniani, anche se con un colpo di coda Marini conquista un posto in commissione di Garanzia. Niente da fare neanche per Paganelli, organizzatore delle Feste democratiche. Si faranno solo Leopolde?
il Fatto Quotidiano, 17 Dicembre 2013