Il Tribunale di sorveglianza di Genova respinge la richiesta di affidamento ai servizi sociali per i funzionari Ferri, Ciccimarra, Dominici, Gava e per gli agenti del VII Nucleo Nucera e Panzieri. Devono scontare residui di pena da cinque a otto mesi dopo le condanne per falso, evitato il carcere grazie al decreto Severino
Finiscono agli arresti domiciliari, grazie alla legge “svuotacarceri” dell’ex Guardasigilli Severino che manda a casa chi deve scontare un residuo di pena non superiore a un anno e mezzo, sei funzionari e agenti di polizia condannati in via definitiva per il blitz alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Si tratta di Filippo Ferri (all’epoca del G8 capo della squadra mobile di La Spezia, nei giorni scorsi reclutato dal Milan come “tutor” di Balotelli), Fabio Ciccimarra (all’epoca dirigente della questura di Napoli, già condannato nel 2010 in primo grado e poi prescritto nper gli scontri al Global Forum organizzato nel capoluogo quattro mesi prima del G8 di Genova), Nando Dominici (all’epoca capo della squadra mobile di Genova), Salvatore Gava (all’epoca funzionario della squadra mobile di Sassari), Massimo Nucera (agente del VII Nucleo del Reparto mobile di Roma, che denunciò di essere stato colpito da una coltellata, episodio bollato come “inventato di sana pianta” dai giudici d’appello) e un collega di quest’ultimo, Maurizio Panzieri. A un settimo condannato, Carlo Di Sarro, all’epoca funzionario della Digos del capoluogo ligure, il tribunale di sorveglianza di Genova ha concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali.
Ferri, Ciccimarra, Dominici e Gava devono scontare ai domiciliari otto mesi ciascuno (la condanna era di tre anni e otto mesi, di cui tre anni condonati per l’indulto del 2006). Nucera e Panzieri cinque mesi ciascuno (la condanna era di tre anni e cinque mesi, di cui tre anni condonati). Per tutti l’accusa era di falso ideologico per aver firmato verbali falsi che giustificavano il blitz. La notte del 21 luglio 2001, quando le manifestazioni contro gli 8 “grandi della terra” erano ormai finite, la polizia irruppe nella scuola-dormitorio e arrestò 93 manifestanti, sessanta dei quali restarono feriti, molti in modo grave. Tutti furono accusati di appartenere al “black bloc” protagonista di due giorni di scontri e indiziati del reato di “devastazione e saccheggio”, ma vennero prosciolti in istruttoria.
La settimana scorsa la Corte di cassazione aveva confermato la detenzione domiciliare anche per Gilberto Caldarozzi, nei giorni del G8 vice di Franco Gratteri al vertice del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, che aveva fatto ricorso per ottenere anche lui l’affidamento ai servizi sociali per i residui otto mesi di pena. Al termine dei quali, ha affermato nei giorni scorsi il suo legale, “potrebbe tornare in servizio”. Con Caldarozzi era finito ai domiciliari un altro protagonista dell’irruzione alla scuola Diaz, l’allora comandante del reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini.
Gli altri colleghi condannati attendono ancora il deposito della decisione del Tribunale di sorveglianza sull’affidamento ai servizi sociali. Tra loro ci sono lo stesso Gratteri, l’allora vice capo dell’Ucigos Giovanni Luperi (poi passato ai servizi segreti) e l’ex funzionario della Digos di Genova Spartaco Mortola. Se i giudici dovessero respingere la richiesta di affidamento, anche per loro scatterebbero i domiciliari. I poliziotti condannati sono stati sospesi dal servizio per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici.