Attraverso l’analisi dell’attività sismica, i ricercatori dell’Università dello Utah (Usa) hanno scoperto che il vulcano sotto il parco nazionale è molto più grande di quanto finora si pensasse: si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri, la camera magmatica è di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti
È uno dei dieci supervulcani – elenco in cui sono inclusi i Campi Flegrei (Napoli) – monitorati dagli scienziati. Che hanno scoperto che quello presente sotto il parco nazionale dello Yellowstone è molto più grande di quanto finora si pensasse e una sua eruzione avrebbe un impatto devastante sul clima mondiale.
Attraverso l’analisi dell’attività sismica, i ricercatori dell’Università dello Utah (Usa) hanno determinato che il vulcano sotterraneo si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri. Risultati che secondo i ricercatori portano ad affermare come la camera magmatica sia di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti. “Abbiamo lavorato sul luogo per un lungo periodo di tempo e fin da subito pensavamo che il vulcano fosse più grande di quanto stimato, ma questo risultato è stupefacente”, ha spiegato Bob Smith dell’università dello Utah.
L’ultima eruzione del super vulcano dello Yellowstone risale a circa 640 mila anni fa e ha creato una nube di cenere in grado di coprire tutto il Nord America. I ricercatori avvertono che se il vulcano dovesse scoppiare oggi, con le attuali misure, “conseguenze devastanti colpirebbero il mondo intero” ed “influenzerebbe le sorti del clima”: si ritiene infatti che le eruzioni precedenti del vulcano fossero 2.000 volte più potenti rispetto a quella avvenuta nel 1980 sul Monte St. Helens, nello stato di Washington.
Nel febbraio del 2012 si è scoperto come funziona il motore dei supervulcani e per la prima volta sono stati individuati segnali che potrebbero aiutare a prevedere le violentissime e disastrose eruzioni provocate da queste strutture. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve ad una ricerca francese che per la prima volta ha calcolato i tempi con cui si è ricaricato il serbatoio di magma di Santorini, in Grecia: sebbene non sia un supervulcano, nel 1600 a.C. ha avuto una catastrofica eruzione che in questo senso lo fa somigliare a questi particolarissimi vulcani, in grado di eruttare decine di migliaia di chilometri cubi di materiali nell’arco di ore o di pochi giorni. Dalla ricerca, coordinata dal francese Timothy Druitt, dell’università Blaise Pascal a Clermont-Ferrand, era emerso che il serbatoio di magma del vulcano Santorini aveva iniziato a ricaricare il serbatoio di magma 100 anni prima della catastrofica eruzione. La ricerca dimostrava quindi che grandi cambiamenti nella composizione del magma possono avvenire molto brevemente prima di un’eruzione e quindi monitorare a lungo termine di caldere molto grandi, come quella di Santorini e dei supervulcani, potrebbe aiutare a individuare gli eventuali cambiamenti nelle riserve di magma per prevedere imminenti e potenzialmente devastanti eruzioni.
Nel 2004 la BBC aveva prodotto un documentario sul vulcano di Yellowstone. Nel filmato gli esperti presentavano uno scenario catastrofico: 25 milioni di morti nella prima settimana, l’80% degli Usa coperto da ceneri vulcaniche ed il 20% diventato inabitabile. Zolfo e ceneri nell’atmosfera farebbero diminuire le temperature globali di 5 o addirittura 15 gradi centigradi bloccando i monsoni asiatici e causando milioni di morti per carestia. ”Queste non sono soltanto speculazioni scientifiche. Questi eventi sono rari in proporzione alla storia umana, ma nella storia della geologia sono relativamente comuni. Si devono mettere in atto piani simili a quelli di preparazione ad una guerra nucleare. Le varie nazioni devono avere un piano per le provviste di cibo, ripari ed evacuazioni” spiegava Steve Sparks, geologo dell’università di Bristol. Le uniche misure da adottare, sottolineano altri esperti, sono quelle volte al contenimento dei danni. ”L’umanità potrebbe sviluppare un modo per modificare la traiettoria di un asteroide, ma non troveremo mai il modo di fermare l’eruzione di un supervulcano. L’unica strada è il contenimento dei danni”.