Il senatore, oggi in Forza Italia, aveva accusato il vicedirettore del Fatto di essere stato in vacanza "a spese di un condannato per mafia". Ma di fronte alla querela, si è rifugiato nell'immunità parlamentare. Ora la Consulta accoglie il ricorso del Tribunale civile di Roma
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato scaturito da una controversia tra il senatore Maurizio Gasparri e il giornalista Marco Travaglio, vicedirettore del Fatto Quotidiano. Il conflitto è stato sollevato nei confronti del Senato dal Tribunale di Roma, prima sezione civile, in un procedimento per la richiesta di danni avanzata da Travaglio per alcune dichiarazioni di Gasparri ritenute diffamatorie.
Le frasi contestate sono state pronunciate dal senatore Pdl, oggi di Forza Italia, a “Rainews24” e a “Porta a porta” e in altre occasioni pubbliche, poi riprese dalle agenzie di stampa. Gasparri parlava di un presunto pagamento da parte di un condannato per reati di mafia di una vacanza che il giornalista avrebbe trascorso in Sicilia. “Io vorrei fare una trasmissione dedicata al fatto che Travaglio anni fa in Sicilia è andato in vacanza a spese di un condannato per mafia. Questo è Travaglio!”, diceva tra l’altro Gasparri, che di fronte alla richiesta danni del giornalista si è costituito in giudizio appellandosi all’immunità parlamentare per le dichiarazioni rese nell’esercizio delle funzioni, rispetto alle quali il Senato si è espresso con l’ordinanza del 20 dicembre 2012.
L’ordinanza del Tribunale è stata depositata nell’agosto scorso, la Camera di Consiglio della Consulta si è tenuta il 6 novembre è oggi è stata depositata la decisione di ammissione del conflitto, con la sentenza 317 redatta dal giudice Sergio Mattarella. La Corte Costituzionale discuterà prossimamente il merito della causa.