Mentre il calcio italiano è travolto dal solito destino, con l’ennesimo caso di calcioscommesse che ha investito nomi pesanti come quelli di Gennaro Gattuso e Cristian Brocchi, al Coni si preparano a licenziare la nuova riforma della Giustizia Sportiva: processi celeri, separazione delle competenze degli inquirenti, limitazione della responsabilità oggettiva dei club e abolizione del Tnas, erroneamente considerato fino ad oggi il terzo grado inappellabile di giudizio e in realtà l’ennesimo grado che poteva entrare nel merito delle sentenze, troppo spesso regalando un liberi tutti finale. La riforma, studiata da un gruppo di lavoro del neo presidente del Coni Giovanni Malagò, che l’ha espressamente voluta, in collaborazione con la Figc e con il presidente Giancarlo Abete, sarà illustrata oggi nelle Giunta Coni e poi domani nell’Assemblea Nazionale ed entrerà in vigore nei primi mesi del 2014.

Dal punto di vista delle pene, poniamo nel caso Gattuso e Brocchi dovessero risultare colpevoli, cambierà poco o nulla sia per loro che eventualmente per Milan e Lazio, loro società di appartenenza. Anzi, con la sparizione del Tnas, da sempre ribattezzato ‘lo scontificio‘ – in questi anni dal primo al terzo grado sono venuti meno quasi 540 mesi di squalifiche – si eviterà il rischio del liberi tutti finale. Erroneamente definito come terzo grado di giudizio della Giustizia Sportiva, e in qualche modo essendolo, il Tnas entrava anche nel merito delle sentenze: un paradosso estraneo a qualsiasi tipo di ordinamento giuridico. Come ha spiegato il presidente del Coni Malagò: “A suo tempo si inventarono il Tnas per frenare i ricorsi al Tar, purtroppo questo esperimento non ha funzionato. Dov’è che non funziona? Semplice: Se c’è stato un percorso processuale nella federazione di riferimento e, praticamente, si ricomincia da capo al Tnas, vuol dire che c’è qualcosa che non va. E da qui sono nate le sentenze a ribasso”.

A giugno con la scadenza delle attuali cariche l’organismo non sarà rinnovato e sarà sostituito da una corte suprema che come la Cassazione non interverrà nel merito delle sentenze ma solo sulla loro legittimità. Le altre modifiche riguardano una probabile separazione della parte inquirente, con un ritorno a due diverse strutture: quella della procura federale e quella dell’ufficio indagini, entrambi sussunti in questi anni dal superprocuratore federale Stefano Palazzi. Poi saranno meglio garantiti i diritti di difesa dell’imputato, con l’avvocato difensore che potrà produrre in aula prove nel dibattimento e non, come funzionava fino ad ora, atte solo a mitigare le eventuali pene. Resta ovviamente la responsabilità oggettiva delle squadre nei confronti dei loro dipendenti, solo che non diventerà automatica – creando anche i casi assurdi di squadre penalizzate per aver acquistato un giocatore giudicato in quel momento colpevole di avere scommesso negli anni precedenti – e sarà valutata con garanzie per i club. Infine la speranza che i processi siano più rapidi. Ma su questo c’è poco da introdurre riforme, solo da potenziare anche economicamente un sistema in cui una sola procura, avvalendosi di collaboratori pagati a diaria giornaliera, deve stare dietro a migliaia di intercettazioni e documenti. Restituirle dignità, in ogni senso, sarebbe una bella scommessa per il calcio.

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