Una famiglia di origini filippine, regolarmente in Italia, ha rischiato di essere sfrattata dall’appartamento che occupa alla periferia ovest di Milano. Padre e madre, poco più che trentacinquenni, senza lavoro, un figlio di 5 anni e una bambina di 4, disabile al 100 per cento, potevano finire in mezzo a una strada pur risultando assegnatari di casa popolare dal giugno scorso. Aler – l’Istituto regionale che si occupa della gestione degli alloggi popolari – si giustifica dicendo che non ha ancora trovato una casa adatta alle esigenze di quel tipo di inquilini. Nel frattempo l’ufficiale giudiziario si è presentato dalla famiglia per eseguire il provvedimento, rinviandolo però a metà febbraio, proprio a causa della presenza di una persona disabile. Una situazione che danneggia fortemente anche il proprietario: “Pago un mutuo oneroso su questo appartamento e non sono un nababbo, ma è da due anni che non vedo una lira di affitto, cercate di capire. E’ un mio diritto – continua – e pago le tasse su un affitto che da mesi e mesi non prendo più”. A bloccare lo sfratto anche un picchetto del sindacato inquilini, Sicet di Milano di Fabio Abati
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione