E poi
quando che mi succede qualcosa di bello
ma non bello normale
quel tipo di bello, bello assai
quel tipo di bello tra il bello, il ganzo, il bellissimo
ed il meraviglioso
mi viene una voglia cane di raccontarlo a te
di raccontarlo a te per prima.
E quando poi che scrivo una poesia e la rileggo e dico:
ma porco di quel boia, questa qui sfonda
sei tu
quella che desidererei
che la leggesse prima di tutti
prima di tutte e tutti, tu.
Non so che cosa sia
non so se tu lo sai
– sì forse lo so –
ma se lo sai non dirlo
pensalo
disegnalo nell’aria
magari cantalo
mimamelo con le mani
guardamelo dentro gli occhi
danzalo
coltivalo come un fiore nel giardino
ma no, non dirlo con la voce per favore, che mi fa spavento.
Sai,
se fossimo io e te sopra un aereo che sta precipitando
tra fuoco e fiamme
se fossimo lì lì per scatasciarci al suolo
e io avessi un paracadute solo
no
non te lo cederei
io mi t’avvinghierei al tuo corpo
mi lancerei nel vuoto pazzo e spaventoso e nero
appiccicato a te
a quel bel corpo che ti porti addosso
mentre
che il comandante ci maledice e schianta.
Ecco quello che mi capita
in questo quasi inverno
in questo quasi inverno che la gente
sembra ancor più folle del normale.
Sarà il Natale.
Ecco quello che sento e che mi rende meno assurdo
aprire gli occhi la mattina.
Mettere scarpe, cappotto e sciarpa
e uscirti
incontro.