“In realtà quelle di Totò Riina non sono minacce. Lui stato è stato intercettato mentre, inconsapevole di essere ascoltato: pronunciava prima delle parole rabbiose nei miei confronti ma poi dei veri e propri ordini di morte che cercava di far pervenire all’esterno”. Lo rivela il pm Nino Di Matteo, intervistato in esclusiva da “Linea Gialla”, il programma di approfondimento su La7. “E’ qualcosa di diverso” – continua il magistrato – “è qualcosa di più rispetto a una minaccia, tanto che la gravità delle parole che sono state intercettate ha indotto i procuratori di Palermo e di Caltanissetta a trasmettere immediatamente il testo e addirittura il sonoro della registrazione al ministro dell’Interno. Si ravvisava un pericolo anche per l’ordine pubblico. Quando si parla genericamente e sommariamente di minacce, probabilmente non si aiuta l’opinione pubblica a capire di cosa si tratta”. Di Matteo aggiunge: “Certo, ogni tanto, razionalmente e vedendo le cose con freddezza e razionalità, penso che forse non vale la pena di sacrificare tanta parte della propria vita e per tanto tempo al proprio ideale. Però poi alla fine prevale sempre la passione per il nostro lavoro. Parlo per me, ma anche per tanti altri colleghi. Nella consapevolezza della bellezza di cercare con i propri limiti, con i propri errori, con i propri sbagli che certamente ci sono stati e ci saranno sempre, la verità”. Il pm precisa: “Io non voglio spiegare nulla e interpretare condotte o omissioni altrui, mi sento soltanto di ricordare che da quando con Antonio Ingroia cinque anni fa abbiamo iniziato questa indagini, abbiamo rilevato un dato: le critiche, alcune volte anche gratuite e cattive, sono venute da tutte le parti, da vari settori della politica, senza distinzione di colore. Almeno ci vorranno riconoscere che non è stata un’indagine fatta per favorire una parte politica a scapito di altre”. E sottolinea: “E’ comprensibile che ogniqualvolta si tocchi il tasto dolente delle possibili collusioni tra mafia e pezzi delle istituzioni, inevitabilmente si scateni un interesse anche di tipo contrario all’approfondimento di queste ipotesi. Noi cerchiamo di fare i magistrati, di fare appieno il nostro dovere, ma certamente tutto quello che è capitato in questi ultimi mesi è un’ulteriore riprova del concetto che ho cercato di esprimere”
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