Pietro Esposito, 47 anni, doveva scontare ancora tre mesi di reclusione proprio per evasione. Il detenuto è accusato di due omicidi, tra cui quello di Gelsomina Verde, giovane di 23 anni torturata e uccisa nel 2004, nell'ambito della faida di Scampia. Aveva collaborato con la giustizia per l'arresto del boss Paolo Di Lauro
Non bastava il caso del serial killer di Genova. Un altro omicida è evaso approfittando di un permesso premio, e non è la prima volta che fugge dal carcere. Si tratta di un pentito di camorra: Pietro Esposito, 47 anni, sabato non è rientrato alla casa circondariale di Pescara dopo un permesso di otto ore concesso dal giudice di sorveglianza Maria Rosaria Parruti. Le sue ricerche sono scattate domenica mattina ma al momento non ci sono tracce.
Esposito era in cella per una condanna definitiva relativa proprio ad un’evasione: avrebbe finito di scontare la pena a giugno 2014. Ma non era certo il più grave dei reati presenti sulla sua fedina penale. Il pentito era stato condannato a sei anni di reclusione, già scontati, in quanto ritenuto colpevole di due omicidi. Tra le sue vittime figura Gelsomina Verde, giovane di 23 anni torturata e uccisa nel 2004, nell’ambito della faida di Scampia: la ragazza fu ammazzata perché fidanzata di un esponente degli scissionisti. Esposito attirò in trappola la ragazza e la condusse da Ugo De Lucia, killer del clan Di Lauro, che la seviziò per indurla a rivelare il nascondiglio dello scissionista Enzo Notturno. Ma Gelsomina non era in grado di fornire notizie: fu uccisa a colpi di pistola e poi bruciata nella sua auto. A Esposito fu inflitta la pena di sette anni e quattro mesi in primo grado, poi ridotta a sei anni. Ma nel frattempo era diventato collaboratore di giustizia: aveva aiutato gli investigatori a individuare gli altri responsabili del delitto e, con le sue dichiarazioni, aveva consentito di far scattare l’ordinanza di custodia nei confronti del boss Paolo Di Lauro.
La fuga di Esposito è avvenuta il giorno dopo l’evasione di Bartolomeo Gagliano, 55 anni, colpevole anch’egli di due omicidi, oltre a un tentato omicidio, e definito “molto pericoloso” dalle forze dell’ordine. Il serial killer aveva fermato all’alba un automobilista a Savona, minacciandolo con una pistola, e si era fatto portare a Genova dove doveva rientrare nel carcere genovese di Marassi dopo averlo lasciato grazie a un permesso premio, e ha poi fatto perdere le sue tracce. “Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali, per noi era un rapinatore”, si era difeso il direttore del carcere, Salvatore Mazzeo, spiegando che “abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006″.