Il governo pone la fiducia sul maxiemendamento alla legge di stabilità, nell’aula di Montecitorio. Il ministro per i Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini, dopo le votazioni degli emendamenti al ddl bilancio, ha preso la parola per porre la questione di fiducia sul maxiemendamento che raccoglie “integralmente” il testo della commissione Bilancio. La fiducia, hanno stabilito le conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, sarà votata alla Camera domani alle 12,10 e al Senato lunedì 23 dicembre alle 15. Ma intanto esplode la rivolta dei Comuni. L’Anci si appella a Giorgio Napolitano chiedendo di essere ricevuta per manifestare “il profondo disagio” dei sindaci per la legge di stabilità. Chiesto un incontro anche al premier Enrico Letta. Nell’attesa, l’Anci sospende la propria partecipazione a tutti gli incontri istituzionali, a partire dalla Conferenza Unificata in agenda per oggi alle ore 15, ha annunciato il presidente Piero Fassino, minacciando uno scontro istituzionale se queste richieste non dovessero essere soddisfatte.
“La legge di stabilità, che doveva essere una rottura rispetto alla vecchia Finanziaria, rischia di riallinearsi con quella normativa nella parte di essa inserita in Parlamento”, ha affermato Franceschini, auspicando una “riflessione” sul lavoro delle commissioni su questo testo. Franceschini ha quindi detto che nel testo in Aula “non ci sono né marchette né schifezze, ma emendamenti legittimamente approvati secondo le norme in vigore dalle commissioni”.
“Non esistono le condizioni” per non porre la fiducia, ha replicato Franceschini alle proteste delle opposizioni. “Se ci fosse stato dai gruppi di opposizione un ragionamento di riduzione volontaria degli emendamenti per far esprimere l’Aula ed evitare la fiducia, sarebbe stato possibile, ma poiché tutti i gruppi hanno condizionato il ritiro degli emendamenti alla denuncia di presunte illegittimità del testo, non esistono condizioni per una modifica del nostro atteggiamento”.
Sul merito del provvedimento, l’Anci chiede al governo “di emanare, entro i provvedimenti di fine anno, un decreto correttivo che consenta di assicurare ai Comuni le risorse necessarie”. A chiederlo è Piero Fassino al termine dell’ufficio di presidenza dell’Associazione dei sindaci che si è riunito oggi. “Sebbene nella legge ci siano modifiche apprezzabili riguardo al patto di stabilità – ha detto Fassino- la ‘Iuc’ ( la nuova imposta unica comunale, ndr) rappresenta una secca riduzione delle risorse con inevitabili conseguenze sui servizi ai cittadini e un saldo negativo di 1,5 miliardi di euro a danno dei Comuni”. Ciò significa, ha continuato il sindaco di Torino, “l’impossibilità per i Comuni di gestire le finanze e saranno impossibili anche le detrazioni”. Di conseguenza, “si farà pagare la service tax anche a chi prima non pagava l’Imu e ciò ci pare veramente surreale”.
Fassino ha voluto sottolineare che “in queste ore drammatiche per i Comuni ho avuto modo di sentire più volte il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che mi ha spiegato di condividere pienamente le prese di posizione assunte oggi dall’Anci”. E comunque “il comportamento che da oggi in poi assumerà l’Anci è condiviso da tutti i sindaci italiani al di là delle appartenenze politiche”.
Oggi sulla legge di stabilità sono arrivate le critiche di Confindustria: “Qualche elemento positivo c’è. Certamente non è quello che ci aspettavamo e pensiamo che la legge di stabilità non sia sufficiente a far ripartire il Paese. Le nostre previsioni sono quindi confermate in pieno”, ha commentato il presidente Giorgio Squinzi.